L'addio, alla fine, non spiace
praticamente a nessuno all'interno del governo. Certo, solo la
Lega tra gli alleati usa toni trionfalistici, ma il pensiero
diffuso nell'esecutivo è che adesso si potrà dare una nuova
guida a quel "fisco amico" che, è il mantra di Giorgia Meloni e
Giancarlo Giorgetti, non deve vessare il cittadino perché non è
un suddito. Per la successione di Ernesto Maria Ruffini, però,
ancora si starebbe valutando il candidato ideale. Una
riflessione avviata già da qualche tempo, quando sono iniziate
le avvisaglie della difficile convivenza fra il tributarista
siciliano e l'apparato governativo. E che non si è ancora
conclusa, anche perché ci sarebbero diverse correnti di pensiero
anche tra i più ascoltati dalla premier.
Qualche nome circola con più insistenza. Un'ipotesi, forse
quella più considerata, è la soluzione interna, Vincenzo
Carbone, finora vicedirettore alle Entrate. Si parla anche di
Roberto Alesse, che attualmente guida l'Agenzia delle dogane e
dei monopoli, e che quindi andrebbe poi eventualmente
sostituito: uno scenario che, si ragiona nell'esecutivo,
potrebbe non essere ideale in questo momento. In corsa ci
sarebbe anche Gabriella Alemanno, commissaria della Consob
nominata dal governo nel maggio 2023. E c'è chi non esclude che
alla fine la possa spuntare.
La scelta, formalmente, spetta al titolare del Mef, che dovrà
sottoporre un nuovo nome al Consiglio dei ministri (al momento
c'è una riunione in programma il 23 dicembre, complice anche la
fitta agenda internazionale della presidente del Consiglio). Con
Ruffini i rapporti non sarebbero stati poi così difficili in
questi due anni, anche se non sono mancati momenti di
incomprensioni e tensioni. Come a luglio, quando l'allora
ministro Raffaele Fitto contestò il provvedimento "adottato dal
direttore dell'Agenzia delle Entrate senza alcun confronto" che
definiva una percentuale di credito di imposta sulla Zes unica
"significativamente inferiore" al valore previsto nella norma.
E, guarda caso, nella giornata delle dimissioni è arrivato
l'annuncio di Palazzo Chigi dei nuovi dati comunicati
dall'Agenzia, che consentono di riconoscere 2,551 miliardi di
euro ai 6.885 soggetti che hanno richiesto il credito d'imposta
per investimenti nella Zes unica. Ma anche dietro l'ultima
comunicazione alle partite Iva sul concordato preventivo,
raccontano nella maggioranza, c'è stata qualche incomprensione
fra l'Agenzia e gli uffici di Maurizio Leo, il viceministro di
Giorgetti con la delega al fisco.
D'altronde un po' a sorpresa era arrivata la scelta del
governo di centrodestra di confermarlo nel 2023 alla direzione
dell'Agenzia, già guidata quando a Palazzo Chigi sedevano prima
Matteo Renzi e poi, durante il governo giallorosso, Giuseppe
Conte, con Roberto Gualtieri ministro dell'Economia. Rumors che
rimbalzano nei capannelli dei parlamentari (e che sono finiti
anche sulla stampa negli ultimi giorni) tirerebbero in ballo
anche il Colle su quella decisione, ma sono voci che al
Quirinale respingono come ridicole, perché il presidente della
Repubblica, si sottolinea, non entra mai in dinamiche che
attengono alle forze politiche.
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