L'Eurozona "debole", a causa di tassi
e inflazione ancora alti sebbene in calo, e le difficoltà della
Germania, primo partner commerciale, rappresentano "un problema
per la crescita italiana", evidenzia ancora il Centro studi di
Confindustria.
Per quanto riguarda la produzione industriale italiana, il
calo prosegue: nei primi 9 mesi del 2024 l'attività è scesa del
3,3% rispetto allo stesso periodo del 2023 ed è "fosco il
futuro", sostiene il Csc. Tra i punti critici, ci sono i prezzi
delle materie prime utilizzate da vari settori manifatturieri
che sono rimasti alti, anche dopo la fine dell'impennata delle
quotazioni del 2021-2022. Ciò accade soprattutto per l'energia
in Europa, che penalizza la competitività delle imprese
italiane, non solo nei settori più "energivori", evidenzia. Tra
i settori, ci sono andamenti eterogenei e in particolare sono in
affanno quello automobilistico e quelli del comparto
abbigliamento-tessile-pelli. Nei primi 9 mesi del 2024 la
produzione dei settori riconducibili alla moda ha subito una
forte flessione, ricorda il Csc: -15,1% le pelli (dopo il -9,9%
del 2023), -9,5% l'abbigliamento (-2,5%), -5,9% il tessile
(-8,2%). E si registra il crollo del settore auto. La produzione
nel settore automotive in Italia (compresa la componentistica
e i motori) è in calo del 19,4% nei primi 9 mesi del 2024 sugli
stessi mesi del 2023. In termini tendenziali, a settembre si è
al -32,4%, di cui -42,7% per gli autoveicoli. "Il settore auto è
uno dei principali della manifattura italiana: pesa per il 6,3%
della produzione (13% in Europa, data la stazza del comparto in
Germania) e con l'indotto il peso sale ancora: la sua crisi,
perciò, impatta molto sull'economia", rimarca il Centro studi di
Confindustria.
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