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Il G20 dice no al protezionismo alla vigilia di Trump

Il G20 dice no al protezionismo alla vigilia di Trump

Xi cerca sponde in Europa e in Sudamerica, vede Scholz e Mile

20 novembre 2024, 09:36

di Patrizia Antonini

ANSACheck
Il G20 dice no al protezionismo alla vigilia di Trump © ANSA/EPA

Alla vigilia dell'insediamento di Donald Trump alla Casa Bianca, e nello scenario di conflitti e incertezza geopolitica, dal G20 di Rio si è levato un chiaro no alla ricetta di dazi e protezionismo del tycoon americano. Un forum che il presidente cinese Xi Jinping ha usato per cercare nuove sponde tra gli alleati di Washington in Europa e Sudamerica e imbastire uno scudo contro le politiche commerciali aggressive promesse dal Trump 2.0.

Una tessitura, quella di Xi, che ha incontrato la disponibilità di numerosi interlocutori, da Sholz a Macron, da Milei a Lula, visto che le indicazioni del presidente eletto non minacciano di colpire solo i beni in arrivo dal Dragone con tariffe del 60% ma anche le merci provenienti dal resto del mondo con dazi del 10 o 20%, in una recrudescenza delle misure che già si abbatterono anche sull'acciaio e l'alluminio dell'Unione europea durante la prima amministrazione Trump.

E di fronte alle quali i 27 stanno cercando di rendere più competitive le loro economie, in una "grande sfida", come l'ha definita la premier Giorgia Meloni, mentre l'accordo di libero scambio Ue-Mercosur sembra di nuovo più lontano.

Per consentire "al commercio e agli investimenti di realizzare pienamente il loro potenziale e di agire come motori della crescita e della prosperità globale", hanno sottoscritto i leader del G20 nel loro comunicato finale, "occorre un sistema commerciale multilaterale basato su regole, non discriminatorio, equo, aperto e inclusivo, sostenibile e trasparente, con l'Organizzazione mondiale del commercio al centro".

Un'architettura con "condizioni di parità e concorrenza leale, in linea con le regole dell'Omc". Insomma, un manifesto contro la deriva trumpiana. Ma al di là delle dichiarazioni, i leader si sono anche più pragmaticamente impegnati in una girandola di bilaterali, soprattutto l'iperattivo Xi, deciso a correre ai ripari di fronte alle crescenti preoccupazioni per le politiche Usa.

Al cancelliere tedesco Olaf Scholz, il cinese ha chiesto un aiuto a Bruxelles per sciogliere il nodo dei dazi sulle e-car made in China il prima possibile, assicurando che la Cina "è pronta a lavorare con la Germania per consolidare la partnership strategica complessiva". Col francese Emmanuel Macron ha condiviso il desiderio di vedere "una pace duratura in Ucraina", mentre con l'argentino Javier Milei - che con una foto pubblicata su X ha tenuto a mettere plasticamente in evidenza la distanza con Lula e "i comunisti" e il suo abbraccio con Trump - il mandarino "ha trattato temi rilevanti per le relazioni bilaterali includendo la cooperazione costruttiva e l'estensione delle relazioni commerciali".

Nel pomeriggio poi Xi ha visto il presidente brasiliano nella capitale. A differenza del protocollo abituale, secondo cui le visite dei leader a Lula da Silva vengono ospitate a Palazzo Planalto, questa volta, su richiesta della sicurezza di Pechino, l'incontro si è tenuto nella residenza ufficiale dell'Alvorada. Un'occasione per sottoscrivere col socio del club del Brics intese bilaterali, memorandum e accordi di cooperazione in vari settori, quali l'industria automobilistica, l'agricoltura, il commercio e l'industria.

Meloni atterrata a Buenos Aires per la visita in Argentina

La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, è atterrata all'aeroporto Jorge Newbery di Buenos Aires, dove è stata accolta dall'ambasciatore italiano in Argentina, Fabrizio Lucentini, dal viceministro degli Affari Esteri, del commercio internazionale e del culto argentino, Eduardo Bustamante, dalla direttrice europea del ministero degli Esteri argentino, Bettina de Fonseca. Meloni ha lasciato Rio de Janeiro dopo aver partecipato al G20 presieduto dal Brasile.

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