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Firmato il contratto statali senza Cgil-Uil. Landini chiama alla rivolta sociale

Firmato il contratto statali senza Cgil-Uil. Landini chiama alla rivolta sociale

Settimana corta al via, aumento medio di 165 euro. Scontro fra il leader sindacale e FdI

MILANO, 06 novembre 2024, 20:43

Redazione ANSA

ANSACheck
Maurizio Landini, segretario della Cgil - RIPRODUZIONE RISERVATA

Maurizio Landini, segretario della Cgil - RIPRODUZIONE RISERVATA

Accordo per gli statali senza Cgil e Uil. Con il debutto della settimana corta e l'estensione dello smart working, e dei ticket. Il contratto per il personale delle Funzioni centrali, relativo al triennio 2022-24, cristallizza una nuova spaccatura tra i sindacati, anche nel pubblico impiego come non si vedeva da oltre 20 anni.

L'accordo interessa circa 195mila dipendenti dei ministeri, delle agenzie fiscali, degli enti pubblici non economici tra cui Inps e Inail. L'ipotesi di contratto con l'Aran viene sottoscritta dalla Cisl-Fp e dai sindacati autonomi Confsal Unsa, Flp e Confintesa Fp, no invece da Fp-Cgil e Uil-Pa.

Le sigle firmatarie raggiungono la maggioranza con il 54,6%, maggioranza richiesta dalla legge sulla rappresentatività nel pubblico impiego. Ma le categoria di Cgil e Uil - con lo sciopero generale in tasca, proclamato per il 29 novembre - già si preparano a chiedere il referendum tra i lavoratori.

Diverse le novità previste nel testo. Dal punto di vista economico, stabilisce un incremento mensile medio a regime di 165 euro, per tredici mensilità, pari ad un aumento del 6%. A questo si aggiungono circa mille euro di arretrati. Gli aumenti medi lordi vanno dai 121,40 euro al mese a regime per gli operatori ai 193,90 euro per le elevate professionalità passando per i 127,70 euro per gli assistenti e i 155,10 euro per i funzionari.

I lavoratori pubblici, attaccano i segretari generali di Fp-Cgil e Uil-Pa, Serena Sorrentino e Sandro Colombe, "meritano salari adeguati e non di vedere riconosciuto solo un terzo dell'inflazione record registrata nel 2022-24". Sul fronte normativo e organizzativo, arriva la settimana di quattro giorni: parte in via sperimentale e in forma volontaria, a patto che si mantengano le 36 ore settimanali. Questo vuol dire una giornata lavorativa più lunga, pari a nove ore più la pausa, oltre al riproporzionamento di ferie e permessi giornalieri.

Si allarga anche la possibilità di fare smart working con la quota di lavoro agile che può superare anche la presenza in servizio, come sottolinea il presidente dell'Aran, Antonio Naddeo. In pratica, nel testo si supera il vincolo della presenza fisica prevalente e si facilita lo smart working per i neo assunti e per chi è in condizioni di particolare necessità. E si riconosce il buono pasto per la giornata in lavoro agile svolta con le stesse ore previste in presenza.

Per andare incontro a specifiche necessità, il testo precisa che per i lavoratori con particolari esigenze di salute o che assistano familiari con disabilità gravi ai sensi della legge 104 o genitori con bambini piccoli "e per le altre casistiche individuate in sede di contrattazione integrativa è possibile estendere il numero di giorni di attività resa in modalità agile rispetto a quelle previste per il restante personale".

Tra le "innovazioni" c'è l'introduzione dell'age management, "che stimola le amministrazioni a tenere in considerazione le diverse età dei dipendenti", anche con l'obiettivo di avviare "un nuovo patto intergenerazionale", sottolinea Naddeo. Soddisfatto il ministro della Pubblica amministrazione, Paolo Zangrillo, che parla di "giusto riconoscimento" alle persone che lavorano nella Pa.

"Con l'incremento del 4% della tornata 19-21, quello attuale del 6% e quello previsto nella legge di bilancio in discussione del 5,5% per la tornata 2025-2027, diamo continuità ai rinnovi contrattuali del pubblico impiego come non era mai successo e con incrementi mai visti: circa 16% in tre tornate", evidenzia. "Abbiamo sottoscritto convintamente" il contratto, afferma il segretario generale della Cisl-Fp, Maurizio Petriccioli, chi si oppone "senza proporre un'alternativa concreta finisce solo per ritardare colpevolmente i futuri contratti e le risorse nelle tasche dei lavoratori".

 

Landini chiama alla rivolta sociale, scontro con FdI

"E' arrivato il momento di una vera rivolta sociale". Per il segretario della Cgil Maurizio Landini "avanti così non si può più andare": e lo sciopero generale del 29 novembre non sarà che l'inizio di una "battaglia" per cambiare non solo la manovra ma il paese. Un guanto di sfida al governo che accende subito lo scontro. Con il partito della premier che va all'attacco del sindacalista: "stia molto attento", è l'avvertimento di FdI, che paventa ci possano essere gli estremi per un reato.

All'indomani del mancato incontro tra i sindacati e la presidente del consiglio Giorgia Meloni, rinviato alla prossima settimana per l'influenza della premier, e con sul tavolo uno sciopero generale proclamato da Cgil e Uil, la tensione è alle stelle. Landini dall'assemblea dei delegati a Milano invoca la la "rivolta sociale".

Perché le "condizioni di vita e di lavoro delle persone" devono "tornare ad essere al centro della politica", dice. Il 29 novembre quindi sarà solo l'inizio di "una mobilitazione" che punta non semplicemente a "migliorare o cambiare la legge di bilancio", ma a "cambiare e migliorare il nostro paese". Anche attraverso l'uso "dei referendum", promette Landini.

Un affondo che fa scattare l'immediata reazione di Fratelli d'Italia, da cui si alza un fuoco di fila. Landini "fa rabbrividire", dovrebbe chiedere scusa, dice il vicecapogruppo a Palazzo Madama Salvatore Sallemi. "Parla come i cattivi maestri degli anni 70", aggiunge l'altra vicecapogruppo dei senatori Antonella Zedda. "Ci chiediamo con quale coraggio inciti alla rivolta sociale", è la stoccata del capogruppo alla Camera Tommaso Foti: incitare alla rivolta sociale "integra gli estremi di un reato", oltre a far "perdere totalmente la faccia". Contro Landini anche Bergamini (FI) che lo definisce "demolitore della rappresentanza sindacale" e Lupi che bolla le sue parole come "irresponsabili e da 'cattivo maestro'".

L'opposizione invece fa quadrato intorno al leader sindacale e si scaglia contro FdI: "Basta con le minacce alla Cgil", chiede il Pd; gli attacchi del centrodestra "oltre che ridicoli, sono a dir poco surreali", dice il M5s; Avs esprime solidarietà a Landini, oggetto di "intimidazioni minacciose".

La manovra intanto si appresta ad entrare nel vivo delle modifiche parlamentari. Il ciclo di audizioni si chiude domani con l'intervento del ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti, dopodiché gli emendamenti sono attesi per lunedì 11. Alle tante critiche alla manovra arrivate nei giorni scorsi da industriali, medici, Bankitalia e Upb, si aggiunge anche la voce dell'Ania. Tutti dobbiamo fare la nostra parte e l'industria assicurativa ha sempre dato il proprio contributo, ma "facciamo fatica a capire" perché sia il settore "maggiormente impattato dalla manovra", denuncia la presidente Maria Bianca Farina. Lamentando la mancata condivisione di misure che poi si sono rivelate permanenti e chiedendo che vengano almeno rese temporanee.

Il valzer degli emendamenti è intanto partito sul decreto fisco. Le proposte di modifica depositate alla commissione Bilancio del Senato sono 382, di cui quasi la metà della maggioranza. C'è il promesso emendamento della Lega che conferma anche per il 2025 il taglio del canone Rai da 90 a 70 euro, così come (sempre della Lega) il rinvio al gennaio 2025 della seconda rata dell'acconto degli autonomi, compresi anche i contributi previdenziali e assistenziali.

Spunta anche una nuova rottamazione, la quinquies, per le cartelle 2022-23, proposta dai senatori di FI Lotito e Paroli. Che firmano anche l'emendamento per riaprire i termini del ravvedimento speciale delle violazioni tributarie. Il governo lavora intanto alla riapertura dei termini del concordato biennale, terminato il 31 ottobre con un bottino di circa 1,3 miliardi.

Troppo poco per poter procedere con la riforma dell'Irpef per il ceto medio. La nuova scadenza, che dovrebbe arrivare con un decreto legge sul tavolo del prossimo cdm, dovrebbe essere fissata al 10 dicembre. La convinzione al Mef è che con un po' di tempo in più per studiare e metabolizzare la proposta del Fisco la platea possa aumentare. E così anche le risorse. L'ammontare finale, spiegano diverse fonti, determinerà a cosa verranno destinate: Irpef, flat tax o forse altro, si vedrà.

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