Dalla lotta umana a quella sindacale, 'Quo vadis rider' (Futura Editrice, pp.233) è il libro inchiesta al dedicato ai rider e alle loro battaglie per la dignità.
Nato quasi per caso per raccontare la fortunata esperienza di politica giudiziaria portata avanti dalle tre categorie della Cgil impegnate da sempre a fianco dei rider nella loro lotta il libro racconta l'impegno sul campo di due avvocati Maria Matilde Bidetti e Sergio Vacirca, e un professore universitario Carlo De Marchis Gomez.
Scorrono tra le pagine le vicende e gli episodi di cronaca
giudiziaria, l'impatto delle iniziative del sindacato sulla
comprensione della gig economy, il servizio pubblico svolto
durante i mesi della pandemia e i problemi quotidiani che i
lavoratori incontrano nella vita quotidiana. Un lavoro di
approfondimento che racconta una realtà oramai molto radicata,
come spiega la prefazione della segretaria confederale della
Cgil Tania Scacchetti e l'introduzione di Filippo Ceccarelli che
ci racconta come l'Italia possa vantare per questo anche un
primato inserito tra i Guinness: Francesco Ruffino, un nome che
magari ai molti può non dire nulla ma che di fatto a 38 anni è
il rider che ha fatto più consegne al mondo.
Fra sentenze e contratti, orizzonti mediatici e
testimonianze in carne e ossa, il libro ha tra gli obiettivi
quello di suscitare una presa di coscienza, individuale e
collettiva, su cosa è diventato e rischia di diventare il lavoro
dei ciclofattorini. Così come dimostra e sintetizza l'inserto
fotografico di Luciano Del Castillo sulle condizioni lavorative
dei rider: prima corridori infaticabili, in bici o in
monopattino, dopo persone esauste, sedute o distese su panchine
o gradini di fortuna.
"Molta strada è stata percorsa dai rider dal momento in cui è
nata l'idea di questo libro. Molta ancora dovrà essere percorsa
- si legge tra le pagine - prima di dare piena dignità a questi
lavoratori che rappresentano l'avanguardia di nuovi modelli nati
dal capitalismo digitale".
Riproduzione riservata © Copyright ANSA