L'immagine accecante sulla spiaggia mentre la giovane donna avanza tra le anziane pronta al rito di sangue, far uscire la disgrazia per far entrare la grazia, e' l'avvio potente che proietta lo spettatore in un mondo arcaico, primitivo, misterioso nella Carnia friuliana come fosse la Foresta Nera dei fratelli Grimm.
E' in sala, dopo la prestigiosa selezione alla Semaine de la critique al festival di Cannes 2021, Piccolo Corpo, il film di Laura Samani, una coproduzione Italia-Francia-Slovenia Nefertiti Film con Rai Cinema.
Una
favola cruda, nera, girata in location spettacolari e inedite al
cinema e con due eccellenti protagoniste Celeste Cescutti e
Ondina Quadri e un'atmosfera suggestiva che ricollega alla
lezione di Ermanno Olmi.
La regista triestina, diplomata al Centro Sperimentale di
Cinematografia e che gia' con il corto d'esordio (La Santa che
dorme) aveva creato interesse nella comunita' internazionale
del cinema, subito selezionata alla Cinefondation di Cannes ,
mette in scena una storia drammatica e poetica.
In una piccola isola del nord est italiano, in un inverno
agli inizi del '900, la giovane Agata (Celeste Cescutti) perde
sua figlia alla nascita. La tradizione cattolica dice che, in
assenza di respiro, la bambina non puo' essere battezzata. La
sua anima e' condannata al Limbo, senza nome e senza pace. Ma
una voce arriva alle orecchie di Agata: sulle montagne del nord
pare ci sia un luogo dove i bambini vengono riportati in vita il
tempo di un respiro, quello necessario a battezzarli. Agata
lascia segretamente l'isola e intraprende un viaggio pericoloso
attaccata a questa speranza, con il piccolo corpo della figlia
nascosto in una scatola, ma non conosce la strada e non ha mai
visto la neve in vita sua. Incontra Lince (Ondina Quadri), un
ragazzo selvatico e solitario, che conosce il territorio e le
offre il suo aiuto in cambio del misterioso contenuto della
scatola. Nonostante la diffidenza reciproca, inizia un'avventura
in cui il coraggio e l'amicizia permetteranno a entrambi di
avvicinarsi a un miracolo che sembra impossibile.
"Nel 2016 - racconta all'ANSA - sono venuta a conoscenza di
santuari molto particolari. Luoghi dove si portavano i corpi dei
bambini morti per poterli fare resuscitare per un momento e
impartire loro il battesimo, una sorta di miracolo che durasse
giusto il tempo di un respiro, qualcosa che ha a che fare con la
religione ma anche la stregoneria. Ho scoperto che questi
santuari nel periodo della Controriforma esistevano lungo tutto
l'arco alpino, erano 270, ma la storia non se ne ricorda. Dove
abbiamo girato nella Carnia in provincia di Udine al confine con
l'Austria, era uno di quelli, un eremo 'santuario del respiro' ,
Trava, esiste ancora oggi anche se non ha piu' la stessa
funzione di un tempo", spiega.
La sua protagonista, la giovane mamma Agata che non si
rassegna con la morte del bebe' che finisca nel Limbo,
intraprende un viaggio tra mille pericoli dal mare alle montagne
piu' impervie, da sola. "Una donna coraggiosa - ci ha detto
l'autrice - e molto moderna, una donna che si autodetermina
molto contemporanea, poiche' oggi dopo oltre 100 anni
dall'epoca del film siamo ancora a cercare la stessa
autodeterminazione, a sfidare gli altri per contare. Penso che
non dobbiamo arrenderci e non parlo solo di donne ma di tutti
coloro che sono mal rappresentati e colpiti nella diversita'" .
Nel film il personaggio fa conoscenza con Lince (Ondina
Quadri), un ruolo 'gender fluid' si direbbe oggi, "una persona -
sottolinea la Samani - come tutti siamo al di la' dei generi".
La Samani firma anche la sceneggiatura con Marco Borromei, Elisa
Dondi, mentre Celeste Cescutti e Ondina Quadri sono
protagonisti.
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