Dieci minuti di applausi finali
hanno suggellato il successo della prima mondiale dell'opera
lirica Il berretto a sonagli, in scena al Teatro Massimo
Vincenzo Bellini di Catania fino al 9 marzo.
"Solo una pazza direbbe al mondo ciò che sto per dire: che
Ciampa è il capo di questa 'cosa vostra'", canta Beatrice
Fiorica in uno dei momenti chiave che scandiscono la versione
operistica liberamente tratta dal capolavoro di Luigi
Pirandello, in cui emerge la denuncia civile contro mafia e
disparità di genere. Una straordinaria intensità timbrica e
armonica attraversa la partitura commissionata dall'ente lirico
etneo a Marco Tutino, su libretto dello scrittore e regista
Fabio Ceresa. Una progettualità, quella delle nuove commissioni,
che rientra tra le linee direttrici del Bellini, guidato dal
sovrintendente Giovanni Cultrera di Montesano.
La creazione è stata abbinata a un altro titolo operistico di
Tutino: La Lupa, dalla novella di Giovanni Verga, proposta in un
atto unico in due quadri, pure incentrato su un delitto di
genere, su versi di Giuseppe Di Leva, rappresentato per la prima
volta nel 1990 a Livorno.
Sul podio il direttore artistico Fabrizio Maria Carminati in
perfetta consonanza con la visionaria regia di Davide Livermore,
che si è avvalso delle proiezioni digitali di D-Wok e dei
costumi di Mariana Fracasso. Nei ruoli principali il soprano
Irina Lungu, risoluta Beatrice e ingenua Mara nel plot
verghiano; il mezzosoprano Nino Surguladze, funesta Lupa e poi
ipocrita Assunta nel "Berretto"; il tenore Sergio Escobar,
tormentato Nanni Lasca, pronto a trasformarsi nel perdigiorno
Fifì. E il baritono Alberto Gazale, glaciale e volitivo Ciampa.
Il libero adattamento de La Lupa mantiene il forte assunto di
una sessualità assoluta, ferita e fatale, ma non più ambientata
ai piedi dell'Etna, ma in spazi asfittici e suburbani di una
metropoli del Nord agli inizi degli anni Sessanta. Altrettanto
rielaborata la novità mutuata da Il berretto a sonagli, laddove
Tutino e Ceresa portano alle estreme conseguenze il teorema
pirandelliano di una società borghese ingabbiata nelle regole
dell'ipocrisia, qui aggravate dall'omertà imposta dalla mafia.
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