Olly e Federico. Il cantante che si
affaccia alla ribalta del mondo discografico e il 23enne legato
alla sua terra, ai suoi affetti, al suo mondo. Due nomi,
un'unica identità. "Sto seguendo il mio sogno di fare musica",
racconta Olly, alias di Federico Olivieri, all'attivo una
partecipazione al festival di Sanremo nel 2023 al quale è
seguito un album, un tour nei club dal 28 novembre già sold-out
(al quale farà seguito un tour in primavera, "ma non a Genova,
perché, raga, dove vado che non ci sono spazi adeguati?") e un
nuovo lavoro discografico in arrivo. Il 25 ottobre esce infatti
Tutta vita (Epic Records/Sony Music Italy), prodotto da JVLI,
dodici canzoni per raccontare se stesso, ma anche il "noi".
"Il titolo ha più significati - spiega il giovane artista
genovese, classe 2001 -: è la vita che sta nelle canzoni, ma
sono anche gli ultimi due-tre anni che ho passato, tutti i
percorsi che ho fatto. Alcuni sono iniziati e finiti, Altri sono
iniziati e stanno ancora andando avanti. È anche un po' la pacca
sulle spalle quando le cose vanno male e stiamo vicini e ci
diciamo che è 'tutta vita'". Perché l'importante è non rimanere
da soli. Ed è per questo che amici e famiglia rappresentano per
Olly un porto sicuro e diventano protagonisti anche nel disco.
"Rappresentano la quota di normalità e di vita vera che mi
riporta fuori dalla bolla in cui vivo. In caso contrario si
rischia di non uscire mai dal personaggio, anche se per me Olly
e Federico sono abbastanza la stessa cosa. Parlare della mia
famiglia e dei miei amici nel disco è il mio modo per sentirli
vicini".
La lontananza vuol dire Milano, ma vuol dire soprattutto un
mondo fatto di dinamiche stressanti. "Tanto è vero che ho
cominciato a pensare di comprare casa. Ma nella mia Genova. A
Milano è tutto troppo frenetico. Sembra sempre che si stiano
salvando vite, e invece io voglio ricordarmi che faccio musica".
Un disagio che emerge anche nei testi dei brani che lo vedono in
fuga in Bolivia (I cantieri del Giappone) o su un'amaca sotto un
baobab (Quei ricordi là). Ma c'è anche una critica neanche tanto
velata alla discografia di oggi: Siamo diventati saturi / Dando
colpa ai discografici (I cantieri del Giappone). "In realtà non
do colpe a nessuno, però è evidente che c'è troppa musica in
giro e arrivo a sentirmi quasi in colpa quando c'è una mia
uscita. Si consuma tutto e subito, mentre ci sarebbe bisogno di
tempo", conclude il cantante.
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