"Avrei voluto essere uno scrittore in musica": Pier Paolo Pasolini concluse così 'Poeta delle ceneri', il libro della metà degli anni Sessanta che può essere considerato la sua autobiografia in versi.
La musica colta, da Bach a Mozart a Vivaldi, occupò effettivamente uno spazio importante nel percorso artistico del grande scrittore e regista, ma l'autore di 'Una vita violenta' e 'Ragazzi di vita' riservò un'attenzione particolare anche alle canzonette e ai brani romaneschi.
Lo ricorda Elisabetta Malandrucco, curatrice
dei testi e consulente dello spettacolo 'Roma è una rosa. La
disperata vitalità delle canzoni di Pier Paolo Pasolini' che
martedì 21 giugno la Filarmonica Romana proporrà nei giardini
della sua sede in via Flaminia come omaggio nel centenario della
nascita. In scena la cantante Raffaella Misiti e la formazione
Le Romane con Pino Marino alla voce e al pianoforte
racconteranno il rapporto tra l'intellettuale e la città che lo
accolse nel 1950 attraverso i brani di cui lo scrittore compose
il testo.
"Pasolini considerava le 'canzonette' un genere
particolarmente volgare in senso piccolo borghese e commerciale,
ma che andava a incidere moltissimo nella vita delle persone -
spiega Malandrucco -. Lui diceva che niente come una canzonetta
suscitava nell'animo umano quello che Proust chiamava 'le
intermittenze del cuore', cioè le madeleine, il cioccolatino, il
sapore del biscotto mangiato con la mamma… è come una vecchia
canzone che ti riporta nel passato, lo vediamo anche oggi quando
ci sono gli stadi pieni per andare a sentire De Gregori, Vasco
Rossi, perché ci portano indietro nel tempo".
Macrì Teresa detta Pazzia, Cristo al Mandrione, Ballata del
suicidio, I ragazzi giù nel campo, Uccellacci e uccellini, Cosa
sono le nuvole, Il valzer della toppa sono alcuni dei titoli
firmati del poeta che saranno proposti nel corso della serata.
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