Dieci anni fa il mondi dei fumetti diceva addio a Sergio Bonelli, morto il 26 settembre 2011 a 79 anni.
E' stato lui a trasformare Tex, che era stato creato dal padre Gian Luigi, in un vero e proprio fenomeno di cultura pop, sicuramente il più celebre dei personaggi del Made in Italy fumettaro.
Nato a Milano il 2 dicembre 1932, da una famiglia di cui
hanno sempre fatto parte i fumetti - la madre, Tea, prese in
mano le redini della casa editrice Audace nel dopoguerra -
Bonelli era editore e sceneggiatore, dunque non disegnava, ma
aveva una fantasia alla Sergio Leone, che, prima di girarli,
immaginava i suoi film fotogramma per fotogramma. Un personaggio
fuori dal comune, nemico della tecnologia, affezionato al bianco
e nero, innamorato del Brasile e dell'Amazzonia dove amava
compiere viaggi avventurosi che nutrivano la sua passione per la
magia e per le usanze dei popoli di quelle terre lontane e che
ispirarono Mister No, una sorta di suo alter ego la cui
pubblicazione, nel 1975, segna il suo passaggio alla guida della
casa editrice.
La sua prima creatura originale è Zagor, firmato nel 1961 con lo
pseudonimo di Guido Nolitta, una sorta di difensore dei più
deboli del West, amico degli Indiani che pure gli avevano ucciso
il padre, a sua volta spietato massacratore dei nativi
d'America. Insieme a Tex è, ancora oggi, una delle star delle
casa editrice di famiglia.
L'altra grande intuizione di Sergio Bonelli è stata quella di
aprire le porte dei suoi albi a personaggi in linea con la
fantascienza contemporanea: il primo caso è Martin Mystere, 'il
detective dell'impossibile' cui seguirà Natan Never,
un'invenzione che si muove in un prossimo futuro alla Blade
Runner. C'è poi il caso Dylan Dog, creazione di Tiziano Sclavi,
un clamoroso successo editoriale e non solo, non per caso
approdato anche al cinema. Tra le sue creature anche, Julia la
criminologa che somiglia ad Audrey Hepburn.
Sergio Bonelli ha dato un contributo unico alla diffusione
del fumetto italiano, mantenendo un approccio al suo lavoro che
era una combinazione felice tra artigianato, creatività e
genialità imprenditoriale che poggiava su una quasi infallibile
capacità di nutrire la fantasia del pubblico. In un'intervista
rilasciata appena pochi giorni fa (in onda domani alle 22.50 su
Joi), Bonelli si raccontava così: ''Io non sono mai stato bravo
a disegnare e mi sono improvvisato editore però ero già un
lettore accanito e appassionato. Ero già in grado di distinguere
tra un disegno e l'altro. Sapevo a memoria tutti i fumetti che
uscivano nelle edicole. Mi sono lasciato prendere dalla passione
per i fumetti. Quando vedevo in giro sceneggiatori e disegnatori
bravi non sapevo resistere alla voglia di collaborare con questi
talenti e allora mi prendevo la briga di mettere in cantiere una
pubblicazione nuova''.
Unico suo rammarico, non avere il coraggio di Tex, come egli
stesso confessò quando nel 1995 venne processato per avere
pagato 300 milioni a un ufficiale della Guardia di Finanza di
Milano per evitare una verifica fiscale alla sua casa editrice.
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