"Più la scena del mondo diventa turbolenta più sale la necessità e utilità della poesia". Franco Arminio, poeta e paesologo che ha sempre amato portare la poesia fuori dalla pagina, lo dice all'ANSA in questa edizione della Giornata Mondiale della Poesia che si celebra il 21 marzo. "Questo è il tempo della poesia che è contro la guerra in maniera implicita, non ha bisogno di dichiararlo, è sempre lontanissima dal mondo bellico" spiega Arminio che nel suo ultimo e recente libro 'Canti della gratitudine' (Bompiani) invita a fare buon uso delle parole e a considerare il loro potere trasformativo. La poesia ha un grande valore nel tempo che viviamo, perché "è un luogo di ritrovo in cui lenire il proprio dolore. Penso alle persone colpite da un lutto, da un abbandono, da una malattia. Persone che in un mondo sempre meno comunitario, fatto di isolamenti, di destini e percorsi individuali, separati dagli altri, paradossalmente possono trovare nella poesia un luogo di consolazione. Pensiamo anche alla crisi della dimensione religiosa e di quella politica. Una volta si andava in sezione e si stemperavano i propri disagi in un sogno collettivo, si metteva un po' da parte il sentimento di precarietà e disagio. Adesso che questa dimensione non c'è in qualche modo si può trovare nella poesia".
Ma cosa fa la poesia? "Da una parte ci ricorda sempre che dobbiamo morire, ma ci insegna anche a dire 'non è un problema, possiamo fare buon uso di questa nostra mortalità, possiamo esaltare il valore dell'amore, dell'amicizia'. Possiamo sentire gratitudine per il fatto che intanto siamo qui. Io credo più a questa dimensione religiosa, sacrale della poesia. L'uso più alto della lingua è il territorio dell'umano per eccellenza.
Quindi, la Giornata della poesia più delle altre, è la giornata dell'umano".
Arminio, che ha fatto grande uso della rete per diffondere i suoi versi, sottolinea anche che Internet "ha fatto un sacco di guai, ma è stata per la poesia una sorta di metropolitana leggera che le ha permesso di girare meglio". E l'Intelligenza Artificiale? "C'è comunque un'intelligenza artigianale che possiamo continuare a coltivare. Proprio perché la nostra intelligenza è parziale e abbiamo bisogno anche di quella degli altri, diventa quasi una intelligenza musicale, come se fosse un coro. L'IA è in sé conclusa, quella umana è sempre un pezzettino di quella collettiva. Accetto la sfida". Come ci mostra in Canti della gratitudine, possiamo "ancora avere fiducia nell'umano e la poesia è un invito a questo.
Difendo l'importanza e celebro la gloria della lingua, della poesia. Domani è una festa" dice Arminio. Il poeta invita anche a soffermarsi sul fatto che "viviamo in una accelerazione mostruosa di tutto. In un anno di questi nostri si dicono più parole di quelle dette nei secoli precedenti. C'è un'apocalisse della parola, un diluvio. Ma questo non ci può portare a stare zitti ma a dire parole necessarie. Gratitudine è una parola antica, un po' desueta, come gentilezza, ammirazione, dono: una galassia di parole che il mondo delle merci, del dominio dell'economia ha confinato nel superfluo. Ma un mondo senza poesia, senza mito, simboli, fede è disperatamente vuoto.
Abbiamo bisogno di un fiocco che leghi le nostre giornate ed esperienze. La poesia è importante perché confina un po' con il divino, è una sorta di surrogato" racconta Arminio che ha portato la poesia anche a La biblioteca dei sentimenti su Rai3.
Lo rifarà? "Non lo so, credo di sì. Ma se non quello saranno altri programmi. Il mio monologo non abbassava l'audience alla Biblioteca dei sentimenti. Ho avuto dei contatti, c'era un programma che dovevo fare adesso ed è stato rinviato in autunno.
Ho fatto varie cose anche a Geo, al Tg3 in occasione di grandi eventi. Il rapporto con la tv è avviato. Non è il mio mezzo, devo imparare ad usarlo, ma sono felice che si sia aperto anche questo spiraglio".
Arminio annuncia anche che sarà all'inaugurazione, il 19 aprile, della Biennale Arte di Venezia. "Nel Padiglione Italia ci saranno delle installazioni con delle mie poesie, due da Canti della gratitudine, a caratteri molto grandi. Pannelli enormi in materiali diversi, una credo sia fatta con il ricamo di Murano. È una novità e mi fa piacere perché la mia idea è sempre stata quella di portare la poesia fuori dalla pagina.
Sono legato al libro però credo sia lecito provare la piazza, la tv, l'arte. La poesia può fare bene un po' ovunque. Ed è bello che dal 2017 ci siano tante persone che scrivono i miei versi su un vetro, sulla parete di un ristorante, di un forno".
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