"A sentirti 'spadellare' mi viene la depressione, ti spiace se andiamo a mangiare da Settimio? Mario (Monicelli, ndr) era così, non lo incastravi.
Però cucinavamo anche insieme e ricordo il Leone d'oro utilizzato per battere il pollo alla diavola".
E' uno degli aneddoti raccontati
oggi da Chiara Rapaccini presentando 'Mio amato Belzebù, l'amara
dolce vita con Monicelli e compagnia', il libro in cui ha
raccontato la sua vita accanto al grande regista, uscito oggi
per Giunti editore.
"Non è una biografia su Monicelli - ha specificato - ma il
racconto di una donna che ha avuto un'avventura abbastanza
unica, nel bene e nel male, che piomba in un mondo non suo".
"Firenze nel 1975 era meravigliosa, all'improvviso passano i
'barbari', afferrano tutto e se ne vanno portando via donne
urlanti, tra cui me", le parole a proposito dell'innamoramento
per Monicelli, conosciuto sul set di 'Amici miei', reclutata da
Carlo Vanzina, allora assistente alla regia. Ricorda che quando
Monicelli la chiamò a casa, chiese a sua madre il permesso di
portarla a cena: "Non volevo andare ma mia madre mi disse di non
essere scortese essendo una persona anziana". Alla prima cena
poi "mi parlò della Bibbia, di Eva che mangia la mela su
consiglio del demonio e cade negli abissi. 'Ecco', mi disse, 'io
sono il demonio'". Da qui il titolo del libro e la copertina,
illustrata da Rapaccini.
Poi il difficile passaggio a Roma, poco più che 20enne: "Là
frequentavo i salotti di Laura Betti, c'era Moravia, li vedevo
tutti troppo intelligenti, nessuno mi degnava di uno sguardo. Mi
sono aggrappata alla mia voglia di dipingere, la mia personalità
artistica è stata un'ancora per non cadere, rimanendo fedele a
me stessa. Sono sopravvissuta grazie alla mia forza di volontà".
Nel libro tanti episodi curiosi, compreso Mastroianni novello
chef e le cene a Parigi con Marco Ferreri, non la risposta sul
perché Monicelli si fosse innamorato di lei: "Non gliel'ho mai
chiesto".
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