BORIS BELENKIN, NON LASCIARE CHE CI UCCIDANO (RIZZOLI, PP 352, euro 19,00).
La storia dell'Ong russa Memorial, premiata con il Nobel per la Pace nel 2022 per il suo impegno nella difesa dei diritti umani, viene raccontata da Boris Belenkin nel saggio Non lasciare che ci uccidano, nelle nostre librerie il 19 marzo per Rizzoli, nella traduzione dal russo e a cura di Marco Clementi.
Per l'uscita Belenkin,
fondatore e responsabile della Biblioteca Memorial fino alla
liquidazione dell'organizzazione nel 2022, sarà in Italia:
sabato 23 marzo alle 17.30 è tra gli ospiti più attesi di Libri
Come, la festa del libro e della lettura a Roma e il 24 marzo
alle 18.00 sarà a al Memoriale Della Shoah, a Milano.
Dalle iniziative pubbliche come la cosiddetta Restituzione
dei nomi dei giustiziati, letti ogni anno in Piazza Lubjanka a
Mosca, al minuzioso lavoro di raccolta delle collezioni
dell'Archivio, del Museo e della Biblioteca, Belenkin, che oggi
vive in esilio, lontano da Mosca, descrive le attività e i
protagonisti che hanno lavorato nell'organizzazione, come
Arsenij Roginskij, Jan Račinskij, Aleksandr Daniel'. Fino ad
arrivare agli attacchi violenti contro l'edificio e i dipendenti
di Memorial da parte di agenti dei servizi. Sono gli anni dopo
la terza elezione di Putin, nel 2012, quando il governo dà il
via alla revisione della storia sovietica, identificando negli
attivisti di Memorial nemici pagati dagli occidentali.
Storico, autore e curatore di diversi libri e tra i redattori
dell'almanacco 'Acta Samizdatica', Belenkin per Memorial ha
curato mostre sulla storia della repressione politica e
dell'antisemitismo in Unione Sovietica, sulle pubblicazioni
clandestine in samizdat e sulla storia politica recente della
Russia.
Prima della nascita, alla fine degli anni Ottanta, di
Memorial per ricordare le vittime delle repressioni, la ricerca
della verità storica era un percorso clandestino, accidentato,
fortuito. Il dissidente russo racconta nel libro questo
cambiamento epocale che ha permesso a un gruppo
di studiosi di creare un'organizzazione unica nella storia del
Paese.
"Sui risguardi del libro appare un disegno dell'artista Lilja
Matveeva, membro di Memorial che adesso, come tanti di noi, vive
all'estero. Si tratta del piano dell'ufficio di Memorial a
Mosca, in via Karetnyj Rjad, la nostra maggiore e ultima sede.
Quando Lilja si mise a disegnare l'ufficio con le sue stanze e i
suoi frequentatori mancavano poche settimane all'aggressione
dell'Ucraina da parte della Federazione Russa e alla
liquidazione di Memorial da parte di un tribunale di Mosca,
fatti quasi contestuali per puntualità", scrive nel prologo
Belenkin.
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