(di Mauretta Capuano)
I piccoli e medi editori fanno fatica
a vendere all'estero i diritti di traduzione di opere italiane,
a far da traino sono i libri per ragazzi. Nel 2022 l'editoria
italiana ha comprato dall'estero 9.423 diritti di traduzione di
opere straniere e ha venduto 7.889 diritti di traduzione di
opere italiane. Il 29% dei contratti di acquisto e il 27% dei
contratti di vendita sono stati realizzati da editori
medio-piccoli, ovvero con un valore del venduto a prezzo di
copertina nei canali trade (librerie fisiche e online e
supermercati) fino a 5 milioni di euro. I dati sono stati
presentati a Più libri più liberi, la Fiera nazionale della
piccola e media editoria organizzata dall'Associazione Italiana
Editori nell'incontro 'Import export e altre forme di
internazionalizzazione nell'era post-Covid. Destinazione
Francoforte', realizzato in collaborazione con Aldus Up.
"A dieci mesi dalla Fiera del Libro di Francoforte che vedrà
l'Italia Ospite d'Onore, occasione quindi per incrementare la
nostra presenza sui mercati esteri, i numeri restituiscono il
panorama di un'editoria che si è molto internazionalizzata
rispetto a 20 anni fa: se nel 2001 era pari al 4% l'incidenza
dei diritti di traduzione venduti all'estero rispetto ai titoli
pubblicati in un anno, oggi siamo al 9%", ha spiegato Lorenzo
Armando, presidente del Gruppo Piccoli editori di Aie. "I
piccoli editori, tuttavia, pur avendo raggiunto una quota del
27% sul totale dei contratti di vendita con l'estero, fanno
fatica a penetrare i mercati internazionali e il numero medio di
contratti siglato per editore, pari a quattro, è basso e rende
costoso l'impegno in questo campo. Per questo abbiamo affrontato
il tema delle altre forme di internazionalizzazione che
soprattutto alcuni settori editoriali stanno perseguendo, anche
in considerazione dell'aumento della produzione da parte di case
editrici italiane di libri direttamente in lingua straniera
(arte, architettura, design, storia, saggistica letteraria) per
pubblici specializzati" ha detto Armando.
L'Italia esporta soprattutto libri per bambini e ragazzi
(2.744 nel 2022, pari al 35% del totale), quindi saggistica
(1.992 contratti, 25%), narrativa (1.496 contratti, 19%),
manualistica non universitaria e self help (708 contratti, 9%),
fumetti (416 contratti, 5%), libri religiosi (395 contratti,
5%), illustrati (138 contratti, 2%). Gli editori medio-piccoli
si sono ritagliati un loro spazio soprattutto in determinati
settori: il 76% dei contratti riferiti ai libri religiosi, il
64% di quelli riferiti ai libri illustrati e il 42% di quelli
riferiti ai libri per bambini e ragazzi è stato chiuso da case
editrici con vendite nei canali trade sotto i 5 milioni di euro.
A dominare, per i titoli ceduti per la pubblicazione in
traduzione, è l'Europa con il 62% dei contratti, seguita
dall'Asia (18%), Sud e Centro America (6%), Medio Oriente (5%),
Africa (4%), Nord America (3%), Pacifico (2%). In Europa, il
primo Paese di sbocco è la Spagna con 1.044 contratti, seguita
da Francia (529), Polonia (481), Grecia (374), Germania (273),
Russia (256), Portogallo (214), Paesi Bassi (152), Regno Unito
(142), Slovacchia (137). I Paesi della penisola balcanica, tutti
assieme, pesano per 687 contratti: con la Bulgaria sono stati
siglati 136 contratti, 118 con la Slovenia, 106 con la Romania.
Le prime dieci lingue di provenienza dei libri pubblicati in
traduzione sono invece: inglese, francese, tedesco, giapponese,
spagnolo, coreano, svedese, cinese, olandese e portoghese.
L'Italia, come altri Paesi dell'Europa continentale, soffre
un forte squilibrio rispetto all'area anglofona: nel 2022 sono
stati acquistati da Regno Unito, Usa, Canada, Australia, Nuova
Zelanda e Sud Africa 6.027 diritti di traduzione, il 64% del
totale, e ne sono stati venduti 645, l'8% del totale. L'editoria
italiana ha esportato, nel 2022, 50 milioni di euro di libri
(valore a prezzo di copertina), 1.716 le coedizioni pubblicate
nello stesso anno.
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