Ci sono George R.R.
Martin, Jonathan Franzen, John Grisham e Jodi Picault tra i firmatari, insieme all'associazione Authors Guild, di una causa contro OpenAI.
Secondo questi, lo sviluppatore del famoso chatbot
ChatGpt, utilizzerebbe le loro opere per addestrare gli
algoritmi di intelligenza artificiale, senza alcun permesso. Il
timore dell'associazione e di un totale di 17 autori affermati è
che strumenti di IA generativa potrebbero realizzare lunghi
testi ispirandosi a lavori affermati, senza alcuna difesa del
diritto d'autore. "I mezzi di sussistenza di questi autori
derivano dalle opere che creano. Ma gli Llm (i large language
model) mettono a rischio la capacità dei narratori di
guadagnarsi da vivere, poiché questi consentono a chiunque di
generare - automaticamente e gratuitamente (o a basso costo) -
testi che altrimenti le case editrici pagherebbero agli
scrittori" si legge in una nota.
La situazione è simile a quanto successo con gli attori di
Hollywood, preoccupati da un possibile uso indiscriminato della
loro immagine per la generazione di versioni digitali da parte
dell'IA. Questa è solo l'ennesima causa legale intentata contro
OpenAI. Di recente Michael Chabon, autore di 'Le Straordinarie
Avventure di Kavalier & Clay', ha citato in giudizio l'azienda
per lo stesso motivo all'inizio di settembre, così come la
comica Sarah Silverman e gli autori Christopher Golden e Richard
Kadrey che hanno intentato azioni legali contro OpenAI e Meta.
L'ultimo modello informatico di OpenAI, Dall-E 3, è in grado non
solo di creare immagini partendo da poche indicazioni testuali
ma anche di rappresentare graficamente intere storie e fiabe,
illustrando un racconto scritto.
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