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Cilian Murphy, Emily Watson e gli orribili istituti Magdalene

Cilian Murphy, Emily Watson e gli orribili istituti Magdalene

In sala dal 28 'Piccole cose come queste' di Tim Mielants

ROMA, 20 novembre 2024, 18:50

di Francesco Gallo

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Bill Furlong (Cillian Murphy), cinquant'anni, ha sempre la mani sporche di carbone, uno sguardo triste ed è di poche parole, nonostante moglie, Eileen, e cinque belle figlie adolescenti. Una tristezza infinita, la sua, che viene dal passato. Commerciante di carbone nell'Irlanda degli anni Novanta, diventa involontario testimone degli abusi e violenze delle Magdalen Laundries, quegli orribili istituti nati per "riformare giovani donne" e gestiti da istituzioni cattoliche dove vennero perpetrate terribili violenze verso giovanissime che avevano la sola colpa di essere in attesa di un bambino, o troppo povere o solo inquiete. E questo per un periodo lunghissimo: dal 1820 fino al 1996.

In 'Small Things Like These' (questo il titolo originale), già apertura del 74/o Festival di Berlino e ora in sala dal 28 novembre con Teodora, la bellezza piovosa e verde d'Irlanda, pochi dialoghi e orrori solo evocati o immaginati, i peggiori. Come protagonista questo malinconico eroe che incontra per puro caso una ragazza, Sarah, in fuga dall'istituto diretto da una magnetica e demoniaca Suor Mary (Emily Watson), madre badessa. Da parte dell'attrice britannica - che ha dato il volto alla Bess McNeill nel film di Lars Von Trier 'Le onde del destino' - poco più di una scena, ma così convincente e perfetta da vincere a Berlino l'Orso come miglior attrice non protagonista. 'Piccole cose come queste' è un produzione irlandese-belga diretta dal regista Tim Mielants da una sceneggiatura di Enda Walsh basata sul libro omonimo della scrittrice irlandese Claire Keegan (Einaudi). Va detto, infine, che sulle Magdalen Laundries sono stati realizzati diversi film di denuncia. Uno su tutti: nel 2002 'Magdalene' (The Magdalene Sisters), scritto e diretto da Peter Mullan e in anteprima mondiale a Venezia.

"Tutti in Irlanda conoscono questa storia - ha detto a Berlino Murphy (Oppenheimer) -. Penso che la Chiesa stia ancora elaborando quello che è successo allora. E l'arte può essere un balsamo per queste cose, può aiutare. Questo - e non i tappeti rossi - ha aggiunto - è il motivo per cui ho deciso di diventare un attore". E ancora Murphy: "Quella vicenda resta un trauma collettivo e una grande vergogna in particolare per le persone di una certa età che quelle cose le hanno vissute. E poi ci sono ancora tante domande sulla complicità, il silenzio che hanno fatto da scudo a questa triste storia". Ha sottolineato Emily Watson, la Sister Mary del film: "Abbiamo sentito tutti una grande responsabilità rispetto al- l'argomento. Penso poi che le persone di tutte le religioni possano capire i danni che si possono fare con la fede e il valore della presa di coscienza e della protesta". Il film, che si svolge a Natale del 1985, è stato prodotto dallo stesso Murphy e Alan Moloney attraverso la loro società di produzione Big Things Films insieme a Catherine Magee e Matt Damon. "Per me questo film - ha fatto notare il regista belga - è una storia sul dolore e sulla sua elaborazione. Questo il suo vero motore. Così ho attraversato queste diverse fasi del dolore insieme a Cillian e ho cercato di andare fino in fondo anche se non sono irlandese. Sì, per me è stato come un viaggio personale in cui mi hanno aiutato tutti".

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