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Amelio nella sua Catanzaro, voglio fare un film ambientato qua

Amelio nella sua Catanzaro, voglio fare un film ambientato qua

'Cinema qualcosa di sacro,grande schermo rende esperienza unica'

CATANZARO, 20 settembre 2024, 15:23

Redazione ANSA

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Emozionato, ma a suo agio su quel palcoscenico. Alle spalle il grande schermo a cui ha affidato i suoi sogni di bambino, e davanti una platea che gli conferma stima e affetto: la visita del regista Gianni Amelio al Teatro Comunale di Catanzaro diventa una festa e un'occasione per suggellare l'amore che il maestro nutre per la città capoluogo. Amelio ha incontrato il pubblico a cavallo delle due proiezioni del suo ultimo film, Campo di battaglia.
    Ad accoglierlo sul palco, il direttore artistico del Comunale Francesco Passafaro che ha ricordato come Amelio sia stato vicino al teatro fin dalla sua riapertura: "Il Comunale porta bene", ha detto sottolineando il legame tra il regista e la sala catanzarese. "Ero un bambino - ha detto Amelio - quando venivo qui come spettatore. Nel 1958, il teatro fu inaugurato con Il giro del mondo in 80 giorni. Ricordo tutti i film che ho visto e persino da quale fila li ho visti".
    "Noi catanzaresi - ha aggiunto - spesso non ci vogliamo bene quanto dovremmo. Dovremmo proteggere di più la nostra città, che è bellissima. Mi ha ferito vedere distruggere il Politeama e il vecchio mercato. E oggi mi chiedo: cosa succede al Teatro Masciari? È triste vederlo in stato di abbandono, ma già lo immagino rinascere". A rispondere l'assessore alla cultura del Comune di Catanzaro, Donatella Monteverdi, tra il pubblico assieme alla collega delegata alle Attività produttive Giuliana Furrer. Monteverdi ha spiegato che il Masciari è "una delle opere che porteremo a compimento con sicurezza nella prossima Agenda urbana. È il minimo che si possa fare per questa città: restituire un gioiello, perché quello è un vero gioiello.
    Abbiamo lavorato molto bene con la Soprintendenza alle Belle Arti".
    "Voglio fare un film che possa essere ambientato da queste parti" ha detto ancora Amelio prima di riflettere sulla sacralità del cinema: "Il cinema è qualcosa di sacro. Le luci spente, il grande schermo, sono elementi che rendono l'esperienza unica. Guardare un film su un tablet non è la stessa cosa. La differenza sta anche nella percezione tra noi, che siamo seduti in poltrona, e la grandezza del primo piano di un attore sullo schermo. Quando si perde questo rapporto, svanisce tutto ciò che di sacro c'è nella rappresentazione.
    Quindi, il vero amante del cinema è anche amante della sala cinematografica. Poi ben venga il Dvd o il tablet, ma per rivedere qualcosa che si è già visto in sala! Il cinema è da vivere in sala, come si vive una messa in una chiesa".
    Con ironia, Amelio ha affrontato anche il tema dei festival del cinema, descrivendoli come "un male necessario" che permette di dare visibilità ai film: "Io ho già vinto due premi a Venezia, non ho più bisogno di trofei, ma di pubblico. È il pubblico ciò che conta, non i red carpet e la mondanità".
    "Tornerò - ha concluso Amelio - se si vorrà organizzare una proiezione con gli studenti della città, per tenere quello che con un termine americano si definisce masterclass. Amo parlare ai giovani di cinema, e mi piace trasmettere loro ciò che ho imparato".
   

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