(di Francesco Gallo)
***ATTENZIONE EMBARGO AI SITI ALLE
20.30 ***
Dopo la girandola di Megalopolis di Francis Ford Coppola ecco la
'strana meravigliosa cosa' firmata Jacques Audiard che questa
volta porta alla 77/ma edizione del Festival di Cannes in
concorso un film che è allo stesso tempo un musical, una crime
story tra i cartelli messicani, un percorso trasgrender e una
storia d'amore e di redenzione.
Si tratta di Emilia Perez con protagonista l'attrice transgender
Karla Sofía Gascón che inizialmente vediamo come il più truce e
crudele boss di un cartello messicano con tanto di denti d'oro,
tatuaggi e mitra in mano.
In fuga perennemente dalla polizia, il
boss decide a un certo punto di regalarsi una seconda vita
sottoponendosi ad un intervento per cambiare sesso e diventando
così "la donna che aveva sempre voluto essere".
Per fare questo prima si finge morto, lasciando la bella moglie
(Selena Gomez) e i due figli, e poi si avvale dell'aiuto di
un'avvocatessa molto smart, Rita (Zoe Saldana), che gli spiana
il terreno per un intervento che dovrà essere il più discreto
possibile e che avverrà a Tel Aviv.
Dieci anni dopo, l'ormai ex criminale diventato una piacente
donna, scopre che gli mancano troppo i figli e così spacciandosi
per una 'vecchia' zia che arriva dal passato li contatta e li
ospita insieme alla madre nell'enorme villa di Città del
Messico.
E qui, tra felici intermezzi musicali che accompagnano
tutto il film, arriva la lenta redenzione della protagonista
che, forse proprio grazie il corpo della donna e la prospettiva
materna, scopre un'inedita umanità tanto da mettere su una onlus
a sostegno dei desaparecidos vittime della criminalità locale
(dal 1964 al 2022, sono state oltre 100 mila le persone
scomparse).
In un film che a caldo ha messo d'accordo tutti anche il
paradosso, nel segno di un femminismo forse del tutto
involontario, che il protagonista da maschio è un delinquente,
mentre da donna si redime e scopre l'amore per gli altri.
Ma non è certo una novità per il regista che sembra amare gli
uomini che affondano: è il caso di Mathieu Kassovitz, uomo
mediocre che si inventa un glorioso passato in Un eroe molto
discreto o Tahar Rahim in Un profeta, violento racconto di
apprendimento carcerario.
'Mi piace rappresentare gli uomini quando sono al tappeto', ha
detto più volte lo stesso regista.
Infine Jacques Audiard, classe 1952, va ricordato, ha già vinto
i maggiori premi assegnati al Festival di Cannes, ossia la Palma
d'oro per Dheepan - Una nuova vita, il Grand Prix Speciale della
Giuria per Il profeta e il Prix du scénario per Un héros très
discret. Ma questa volta sorprese potrebbe venire dal cast e
soprattutto da Karla Sofía Gascón, attrice spagnola transgender
nota soprattuto per la sua partecipazione ad alcune telenovelas
(El Señor de los Cielos, Rebelde e Hasta el fin del Mundo).
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