TORINO - La domanda più frequente rivolta a Cristina Comencini e Roberto Moroni, registi di 'Sex Story', documentario passato oggi al Torino Film Festival nella sezione Festa Mobile, è stata: "Ma queste cose sono davvero passate in tv?".
Una domanda legittima perché questo film, prodotto da Aurora Tv con Rai Cinema e Rai Teche e che attraversa 35 anni di televisione del nostro Paese tratteggiando la storia della visione del sesso sul piccolo schermo, suscita su tutto meraviglia.
Di scena: la 'problematica' minigonna di Sabina Ciuffini sottolineata da Mike Bongiorno ("oggi la porti più corta vero Sabina?"); Mario Riva che, rivolgendosi alla sua valletta, la definisce "la mia assistente non parlante"; il trasgressivo ombelico di Raffaella Carrà; Ilona Staller definita, per la sua voce sussurrante, "la Callas del sesso" e, infine, le iconiche 'cosce' (parola proibita) delle Kessler. Il 'come eravamo' è poi anche più forte se si guarda ai servizi di inchiesta: il ragazzo Gennaro che, con ostinazione, dice rivolgendosi con sospetto alla sua ragazza in tv "per me la verginità è tutto. Essere il primo per me è tutto" o un servizio straordinario sul "pappagallo recidivo". Ovvero le immagini di un uomo che molesta ogni donna che incontra per strada, una cosa che non fa a caso, ma assecondando la sua filosofia, "una donna - dice intervistato - non esce mai sola di casa, deve essere sempre accompagnata".
"Dalla visione di centinaia e centinaia di ore di trasmesso, rubriche, spettacoli, caroselli, talk show, quiz, telegiornali, inchieste - dicono i registi al Tff - abbiamo infine ricavato una fotografia composita e multicolore dei costumi sessuali dell'Italia nell'arco dei primi 35 anni di storia televisiva. Un Paese in cui la televisione entra, spesso con violenza, vi ci si rispecchia e ne esce irreversibilmente mutata, attraverso un processo, integrativo, vorace, quasi osmotico. L'immagine che risulta della dialettica uomo-donna, della visione del sesso, dell'amore, della fascinazione e della seduzione e a tratti contraddittoria, ma pur costellata di stop and go com'è, rimarrà sempre fedele a un vettore, quello del balzo in avanti". E ancora gli autori: "Si passa dalle ingenuità della paleo-televisione ingessata dal Codice Guala, talmente parossistiche da venir sbeffeggiate dalla stessa tv di qualche anno dopo, ai tempi che cambiano, ma che tengono sempre ben ferma la subalternità del ruolo femminile rispetto a quello maschile". E ora che ne è di donne e tv? "La tv non racconta più queste cose, nel prossimo archivio ci saranno solo show politici - spiega stamani la Comencini -, le cose ora sono cambiate anche perché non riusciamo più a raccontarci come faceva, con una certa incoscienza e leggerezza, Gregoretti nei suoi servizi". In 'Sex Story' scorrono comunque sessanta piacevoli minuti di 'immagini-nostalgia' della tv: dal rivoluzionario Stryz a Milleluci, da Canzonissima a Lascia o raddoppia; dal Mattatore a Controfagotto passando ovviamente per L'altra domenica.
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