Lo sguardo come un ponte che unisce
chi guarda e chi è guardato, annullando la distanza.
Un'occasione per scoprire come, nello sguardo dell'altro,
possiamo intravedere frammenti di noi stessi e dove passato e
presente si intrecciano. Occhi in cui si riflette il domani.
La Protomoteca della Biblioteca Civica di Verona ospita
Guarda te, una mostra fotografica che raccoglie sguardi e
pensieri di 22 persone che vivono tra noi ma che non abbiamo
ancora incontrato, 22 storie che non abbiamo mai ascoltato.
Organizzata da Fondazione San Zeno con scatti di Tiziano
Zatachetto, in arte Zatac, la mostra fotografica allestita fino
all'11 gennaio è un invito a riscoprire tratti di un cammino, in
parte anche nostro. I 22 volti ritratti da Zatac appartengono a
persone portatrici di vissuti vicini o lontani. Ma le loro
emozioni sono universali: speranza, paura, orgoglio, gioia.
"Oltre alle storie che hanno raccontato, a colpirmi è stato
il loro sguardo: occhi che cercavano un contatto autentico, non
sfuggenti, ma aperti all'altro. È stata un'esperienza che mi ha
dato l'impressione di conoscerli da sempre, un ricordo che
porterò con me. Oltre al ritratto fotografico, ciò che mi ha
arricchito di più è stato il loro raccontarsi" dice Zatac,
fotografo, creativo e videomaker, che nel 2021 ha realizzato La
cura, mostra e videoinstallazione sul tema della violenza contro
le donne.
"La mostra nasce per dare spazio a quegli sguardi che
attraversano frontiere e culture, fermandosi per un istante a
raccontare chi siamo e chi potremmo diventare. Gli occhi non
mentono. Sono finestre aperte su mondi interiori, paesaggi
dell'anima, storie custodite nei silenzi e nei sorrisi. La
mostra è un invito a non passare oltre, a guardare e ascoltare.
Il ricordo di un luogo lasciato? La ricerca di un futuro
migliore? Oppure la semplice consapevolezza di essere qui, ora,
con la forza della propria unicità" dice Rita Ruffoli,
direttrice della Fondazione San Zeno. E infatti le 22 fotografie
sono descritte in didascalie costruire con le parole scelte dai
protagonisti stessi, frutto di un processo partecipativo che ha
avuto origine da due domande: "cosa mi porto dal passato" e
"come mi vedo nel presente". Emergono emozioni, vissuti
autentici. Come se fossero parole scambiate sulla porta di casa.
Quella porta che è la soglia che oltrepassa chi arriva, il
passaggio di chi va, di chi si ferma.
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