(di Bianca Maria Manfredi)
Una mostra alle Gallerie d'Italia
ma anche diffusa per la città: non poteva essere altro 'Il genio
di Milano' una esposizione che racconta sette secoli di un luogo
capace di accogliere e far fiorire talenti di tutto il mondo,
che si trattasse di Leonardo Da Vinci, Tiepolo o Lucio Fontana,
l'artista nato in Argentina che negli anni '50 del Novecento ha
progettato una versione della Quinta porta del Duomo.
Fil rouge di questi secoli di storia è proprio il Duomo, non
a caso definito anche la "cattedrale degli stranieri", fin dalla
posa della prima pietra nel 1386, quando arrivarono per
realizzarlo maestranze da Francia e Germania, che poi
insegnarono il 'mestiere' ai milanesi.
Questa mostra è una dimostrazione "esemplare dell'accoglienza
e valorizzazione" dello straniero o meglio "del foresto" di cui
Milano è capace "fin dall'inizio della sua storia" ha
sintetizzato alla presentazione il presidente emerito di Intesa
Sanpaolo Giovanni Bazoli. E questo vale in campo economico ma
anche sociale e artistico.
Fra i 'foresti' valorizzati a Milano c'è l'ingegnere
Leonardo Da Vinci che inviò una lettera di presentazione - oggi
sarebbe un curriculum - a Ludovico il Moro. Lettera ora in
mostra con altri disegni, concessi dalla biblioteca Ambrosiana,
provenienti dal Codice Atlantico. Fra questi una misurazione di
Milano che mostra tutte le porte e le mura medievali e include
una veduta a volo d'uccello della città dove sono riconoscibili
fra l'altro il castello Sforzesco e il Duomo. Dall'Ambrosiana
provengono anche alcune delle opere di Jan Brueghel,
testimonianza del forte legame fra il cardinale Federico
Borromeo (che con la sua collezione d'arte ha fondato la stessa
Ambrosiana) e l'artista fiammingo ma anche dell'influenza della
pittura fiamminga sui pittori italiani del Seicento come Giulio
Cesare e Carlo Antonio Procaccini. Sono dieci le sezioni della
mostra, divise cronologicamente. Fra gli artisti che a Milano
hanno lasciato un segno c'è Tiepolo con gli affreschi dei
palazzi e, veneziano come lui, Sebastiano Ricci che fece
'scuola' ad artisti come Paolo Pagani e Andrea Lanzani. E
ancora un segno indelebile è quello dell'architetto umbro
Giuseppe Piermarini: progettista del teatro alla Scala, di
Palazzo Reale e della Villa Reale di Monza. A Milano ha trovato
il successo nell'Ottocento un altro pittore veneziano: Francesco
Hayez. Con la fine dell'Ottocento arrivano le prime grandi
esposizioni, come la prima triennale di Brera dove debutta nel
1891 il Divisionismo, con autori come Giovanni Segantini, nato
in Trentino, all'epoca parte dell'impero austroungarico e il
piemontese Giuseppe Pelizza da Volpedo. A inizio Novecento a
Milano si affaccia un altro giovane veneto, Umberto Boccioni. E
poi Mario Sironi, Achille Furi. Milanese è Adolfo Wildt,
scultore e insegnante di plastica della figura a Brera dove
'crea' allievi come Fausto Melotti e Lucio Fontana.
La mostra - in programma alle Gallerie d'Italia di piazza
Scala dal 23 novembre al 16 marzo - ha però anche diramazioni in
città. Il Comune ha infatti promosso nei suoi musei un percorso
speciale dedicato al 'genio di Milano', con 20 tappe
dall'acquario civico al Castello Sforzesco, passando per la
Galleria d'Arte Moderna fino a Palazzo Reale e al Museo del
'900. "Uno speciale racconto di Milano" lo ha definito
l'assessore alla Cultura Tommaso Sacchi. Grazie alla
collaborazione fra Comune e Gallerie d'Italia, l'ingresso alla
mostra è gratuito per chi
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