(di Luciano Fioramonti)
''Una grande avventura cominciata
nel 2017 quando ho aperto per la prima volta la porta di un
mondo abbandonato''. L' architetto Olimpia Barbieri racconta
così l' incontro con le sorprese dell' Antica Spezieria di San
Giovanni, che riapre da oggi a Parma dopo un lavoro lungo e
accurato costato un milione e 250 mila euro. Di quel gioiello
del monastero benedettino di San Giovanni Evangelista nel cuore
della città si sarebbero dovute inizialmente restaurare solo le
scaffalature in legno settecentesche decorate con aquile e
figure mitologiche. ''Le pareti, però, ci hanno raccontato la
sua storia nascosta'', ha detto la direttrice degli interventi.
Ecco quindi restituiti al pubblico affreschi, vasi, alambicchi,
bottiglie e ampolle di vetro, i grandi mortai di pietra e
metalli, i contenitori delle piante medicinali e i cilindri con
le erbe aromatiche da annusare che abbelliscono gli ambienti
rimasti sbarrati per decenni. I restauratori hanno ridato luce
alle 24 lunette della metà del Cinquecento attribuite all'
artista locale Leonardo da Monchio che ritraggono i maestri
della medicina greco-romana e del mondo arabo. Dietro un mobile
sono stati trovati, legati da un cordino, quattro pacchi di
''sfilze'', le prescrizioni mediche che venivano appunto
impilate in un chiodo, ora in mostra nella Stanza dei Veleni.
Da giugno scorso l' Antica Spezieria del monastero
benedettino è entrata a far parte, con il Castello di
Torrechiara e l' area archeologica di Veleia Romana, del
circuito del complesso momunentale della Pilotta e ora torna a
brillare come uno spazio espositivo unico nel suo genere.
''Progettare un museo - ha detto l' architetto e antropologo
Mario Turci, che ha collaborato alla direzione dei lavori - vuol
dire mostrare l' anima di un patrimonio con una narrazione che
prenda per mano il visitatore. Qui l' anima è il rapporto tra
natura e cultura, la sintesi del sapere e della conoscenza. La
Spezieria è una grande macchina di trasformazione della natura
in cultura''. Stefano L' Occaso, direttore della Pilotta, ha
messo in luce il ruolo di Cariparma e dell' associazione di
imprenditori 'Parma io ci sto', la ''cordata di amici e
partner'' che ha sponsorizzato i lavori per la maggior parte
coperti dal ministero.
Tre nuove stanze e il corridoio di ingresso del Monaco si
sono quindi aggiunti alle quattro sale già visitabili dell'
edificio tornato alla sua conformazione originale con la
riapertura del portone sul monastero. A ricordare il legame con
il luogo sacro è la Sala della Regola dedicata al rapporto tra
il principio benedettino dell' Ora et labora, la pratica della
spezieria e la vita quotidiana dei monaci, evocata da un saio
che campeggia in fondo al corridoio. L'accessibilità è calibrata
per facilitare l'ingresso e il movimento nei 400 metri
quadrati di superficie e comprende supporti tattili per gli
ipovedenti e angoli olfattivi per un'esperienza multisensoriale.
La farmacia era nel Monastero dalla sua fondazione, nel 981, e
venne aperta al pubblico nel 1201. Oltre all'Ospedale di San
Giovanni, annesso al monastero, la Spezieria fu la prima a porsi
al servizio anche degli ospedali della città. Nel Quattrocento
venne ampliata più volte e nei due secoli successivi assunse
l'assetto architettonico rimasto inalterato. L'influenza della
Spezieria sull'economia cittadina nel Settecento costrinse i
Benedettini ad affidare l'esercizio a laici privati e dopo molti
cambi di proprietà venne chiusa definitivamente nel 1897 e
trasformata in museo. Una traccia del sapere benedettino
prezioso custodito e tramandato per secoli dall' antica farmacia
resta, comunque, tangibile nella cura delle api che i monaci del
monastero, un tempo 80 e ora soltanto sei, continuano a svolgere
con la produzione di miele, saponi, creme e propoli.
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