(di Maria Grazia Marilotti) Spiritosa e charmante, Marisa Laurito racconta con brio "Persone naturali e strafottenti" di Giuseppe Patroni Griffi, in cui interpreta il ruolo che fu di Pupella Maggio, accanto a Giancarlo Nicoletti, sua la regia, Giovanni Anzaldo e Livio Beshir.
La pièce, scritta 40 anni fa ma "ancora estremamente contemporanea, quasi profetica, racconta una Napoli oscura, del sottobosco, che non siamo abituati a vedere, non la città del sole e dell'allegria", rivela all'ANSA l'attrice partenopea.
Una commedia nera, in scena sabato 28 maggio alle 21 al
Teatro Comunale di San Gavino Monreale, domenica 29 al Teatro
Civico Oriana Fallaci di Ozieri e lunedì 30 maggio al Teatro
Civico di Alghero per Cedac, per tutti inizio spettacolo alle
21. Marisa Laurito è donna Violante, "una donna che ha avuto una
vita molto faticosa e priva d'amore, giovanissima ha iniziato a
lavorare in un bordello, e questo in qualche modo l'ha segnata,
e infatti dice di sè: 'sono rimasta vergine, a me gli uomini mi
hanno fatto schifo da subito', ma conserva una sua ingenuità",
racconta l'artista. Un'intensa carriera fra teatro, cinema e
televisione, dagli esordi con Eduardo De Filippo a Quelli della
notte con Renzo Arbore e Domenica in diretta da Gianni
Boncompagni: conduttrice di programmi come Marisa la nuit e
Pasta, Love e Fantasia, l'attrice ha recitato con Antonio
Banderas in "Terre Nuove", per cui ha vinto il Globo d'Oro e il
premio come miglior attrice al Festival di Bogotà. E ha anche
scritto un libro autobiografico: "Una Vita Scapricciata".
"Ho deciso che volevo fare l'attrice quando ero molto
giovane, a nove anni - confessa Laurito - e ho avuto la fortuna
di incontrare grandi maestri: da Eduardo ho imparato la
disciplina e l'amore per questo lavoro, Renzo Arbore al
contrario mi ha insegnato che si può fare anche divertendosi, e
poi Gigi Proietti, Luciano De Crescenzo, Adriano Celentano.
Artisti veri: da tutti loro ho imparato qualcosa". L'attrice,
che da anni frequenta l'Isola ("adoro la Sardegna vera, dove non
va nessuno"), si sofferma sulla sua Napoli. "Una città - spiega
- dove si respira il teatro, dove gli opposti convivono in uno
stesso magma, con un'ironia sempre presente, che affiora anche
nelle opere di Peppino Patroni Griffi. E in questo testo,
secondo me straordinario, dove con intelligenza e grande
fantasia ha saputo dar voce a un'umanità disperata, ma con tanta
voglia di crescere, lottare e andare oltre".
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