Lo scrittore e docente Christian Raimo ha annunciato oggi sui social che sta depositando un ricorso contro il provvedimento disciplinare adottato dall'Ufficio scolastico del Lazio che lo ha sospeso dall'insegnamento per tre mesi e ha ridotto il suo stipendio alla metà.
La vicenda ha origine da alcune dichiarazioni rilasciate pubblicamente da Raimo contro le politiche adottate dal ministro dell'Istruzione Giuseppe Valditara sulla scuola; Raimo, tra le altre cose, aveva detto che il "ministro è un bersaglio da colpire come si colpisce la Morte nera di Star Wars". Oltre alla sospensione dall'insegnamento e alla decurtazione dello stipendio, il provvedimento prevede anche varie pene accessorie, "per cui, per esempio, non potrò fare l'esame di maturità quest'anno né l'anno prossimo, né con le mie classi né con altre, e ho gli scatti stipendiali fermi", spiega Raimo, che insegna al liceo romano Archimede.
"È un ricorso molto complesso - afferma l'intellettuale nel lungo post - ed è complesso per varie ragioni, soprattutto giuridiche. Si tratta di capire quali sono i confini della libertà di espressione degli insegnanti e dei dipendenti pubblici in genere. Per adesso c'è un codice di comportamento che ho violato, e mi sto attenendo alla sanzione. C'è poi una ricaduta pubblica che - aggiunge - questo caso ha, al di là delle mie intenzioni. Il fatto che da un mese e mezzo non vada a scuola è già lì. Questa sanzione ha avuto degli effetti nell'immaginario, oltre il caso in sé. Di questi effetti non è facile parlarne, anzi è davvero molto difficile parlare di libertà di espressione in generale, essendo al tempo stesso, in qualche modo - ma un po' come tutti - l'oggetto sul vetrino, chi guarda la lente e chi interpreta quello che sta accadendo nello spazio pubblico. Ma la maggior parte dei segni che si vedono non sono buoni, e ci vuole un po' di lucidità per metterli a fuoco" , prosegue Raimo, che poi focalizza la sua attenzione su cinque piani: giuridico, sindacale, politico, mediatico, e linguistico".
Nella lunga analisi che ne segue si sofferma, tra l'altro, sul destino delle università, "finito l'effetto Pnrr, di fatto l'università e la ricerca pubblica per come la conosciamo - la ricerca e l'università pubblica che ci hanno consentito di essere per certi versi quello che siamo - non esisterà più se non come una nicchia. Ugualmente, l'effetto del Pnrr sulla scuola si annuncia come 'La Grande Occasione Sprecata', e anche lì finiti i fondi speciali, da un punto di vista strutturale, la scuola pubblica per come l'abbiamo conosciuta non sarà la stessa, tra accorpamenti, privatizzazioni, asservimento all'agenda del mercato del lavoro", scrive. E afferma, tra l'altro, che "l'egemonia culturale della sinistra si sta sciogliendo con una rapidità maggiore di qualunque previsione. E la controegemonia della destra, miscompresa, sottovalutata, sta acquisendo legittimità pubblica, istituzionale, pedagogica; il discorso neonazionalista è ovunque e sembra sempre più credibile".
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