Ha scelto di non rispondere alle
domande, davanti al gip di Milano Domenico Santoro
nell'interrogatorio di garanzia Luca Lucci, il capo ultrà della
curva Sud milanista, detenuto da fine settembre, che ieri ha
ricevuto in carcere la terza ordinanza cautelare nel giro di
poco più di due mesi. E stavolta come presunto mandante del
tentato omicidio del 2019 di Enzo Anghinelli, anche lui ultrà
rossonero.
Per la tentata uccisione di Anghinelli, che venne gravemente
ferito a colpi di pistola alla testa in via Cadore, zona Porta
Romana, il 12 aprile di cinque anni fa e si salvò per miracolo,
il 17 ottobre era stato già fermato, nelle indagini della
Squadra mobile coordinate dai pm Paolo Storari e Leonardo Lesti,
Daniele Cataldo, 52 anni, ritenuto il "vice" di Lucci.
Anghinelli, come ricostruito nell'inchiesta e come
sintetizzato dal gip, era diventato "troppo ingombrante", in
particolare per uno dei business della curva Sud, ossia il
traffico di droga. Tutto ciò in un contesto in cui i gruppi "in
guerra" per il controllo della curva avrebbero avuto pure
"rilevanti legami con articolazioni della 'ndrangheta", contatti
che Lucci avrebbe avuto ancora di recente. Anghinelli sarebbe
stato un "cane sciolto" che voleva "fare affari con la curva",
minando il potere di Lucci e alleandosi a volte con Giancarlo
Lombardi, ex capo ultrà detto "Sandokan", o con Domenico Vottari
dei "Black Devil". Questo, in sostanza, il presunto movente.
Oggi Lucci, già in carcere per associazione per delinquere
nell'inchiesta "doppia curva" a cui è stata di recente
notificata anche un'ordinanza per un maxi traffico di droga, ha
scelto di avvalersi della facoltà di non rispondere, difeso dal
legale Jacopo Cappetta.
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