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Una mamma e l’intelligenza artificiale in soccorso dei genitori di bambini con ADHD

Una mamma e l’intelligenza artificiale in soccorso dei genitori di bambini con ADHD

Dall’esperienza di una donna è nata la app Oly Help che aiuta gli adulti a districarsi tra ritardi nelle diagnosi e vita quotidiana

20 ottobre 2024, 20:15

di Teresa Carbone

ANSACheck
I bambini con ADHD - RIPRODUZIONE RISERVATA

I bambini con ADHD - RIPRODUZIONE RISERVATA

Una donna, suo figlio di 6 anni, un’idea e l’intelligenza artificiale hanno reso possibile la creazione di uno strumento agile, la app Oly Help che può aiutare migliaia di genitori e scuole che si confrontano quotidianamente con i problemi dei bambini con ADHD.

“Mio figlio non sta mai fermo, non riesce a concentrarsi, si distrae spesso e non riesce a controllarsi”. Potrebbe sembrare l’estratto di una chiacchierata tra genitori e spesso lo è ma, in alcuni casi, è la dichiarazione di aiuto che una madre o un padre lanciano perché non riescono a spiegare - se non attraverso la descrizione del comportamento - quello accade al figlio o alla figlia.

Descritta per la prima volta nel 1845 dal medico Heinrich Hoffman nella poesia The Story of Fidgety Philip, che parla di un bambino iperattivo, l’ADHD (Attention-Deficit/Hyperactivity Disorder) è stata riconosciuta come un problema medico solo nel 1902, in seguito a una serie di conferenze tenute da Sir George F. Still per il Royal College of Physicians.

A livello mondiale, la prevalenza sulla popolazione dei bambini che hanno ricevuto una diagnosi di ADHD “varia tra il 4% e il 7% - afferma Valeria Della Rosa, fondatrice della app Oly Help - stiamo parlando di 1 bambino su 20, più di 1 per classe”.

Un passo indietro per spiegare cos’è Oly Help. “La app è nata dalla mia esperienza personale di mamma - racconta Della Rosa - tutto è partito 4 anni fa, quando è iniziato un percorso che mi ha portato a scoprire che mio figlio ha l’ADHD. All’epoca mio figlio aveva 6 anni e grandissime difficoltà a scuola. Nel mio caso l’iter diagnostico è stato lunghissimo. Sono serviti quasi tre anni”. Della Rosa è dunque testimone diretta del fatto che “questa condizione impatta sulla vita di chi la ha - dice - a partire dal contesto scolastico: parlando di bambini, ci si aspetta che si concentrino, che stiano seduti a lungo e che sappiano controllarsi e anche a casa le aspettative non sono diverse. Quando queste aspettative vengono disattese, sia per chi soffre di questa condizione e subisce ripercussioni a livello emotivo, fisico e mentale, sia per chi gli sta accanto, come  i genitori, si possono creare grandi difficoltà. Si diventa da una parte molto frustrati da comportamenti che non si riescono a spiegare e dall’altra impotenti perché non si sa come aiutare i figli”.

Differenze di genere e comorbidità
L’ADHD “si manifesta diversamente tra maschi e femmine - prosegue Della Rosa - tipicamente i maschi manifestano una sintomatologia relativa all’iperattività, alla difficoltà di controllarsi mentre nelle femmine è più comune la sintomatologia legata all’inattenzione, quindi si potrebbe fare meno caso al fatto che una bambina possa avere l’ADHD. Questa condizione inoltre, nella maggior parte dei casi non si presenta da sola: è molto comune che ci siano condizioni di comorbidità ovvero la presenza concomitante di due o più disturbi. E quelli che vengono diagnosticati più spesso sono i disturbi specifici dell’apprendimento, dislessia, disortografia ma anche disturbo dello spettro autistico, disturbo oppositivo provocatorio e disturbi dell’umore come ansia e depressione. Questo rende il quadro clinico molto complesso ed è necessaria una diagnosi differenziale che richiede delle competenze specializzate. Ecco perché ci può volere moltissimo tempo per avere un quadro diagnostico completo che permetta ai genitori, all’equipe medica e alla scuola di avere le informazioni necessarie a supportare al meglio il bambino.

Da dove si inizia
Il primo step per il genitore con un figlio che manifesta una difficoltà di autoregolazione emotiva o concentrazione è il pediatra che deve richiedere a sua volta una visita con un neuropsichiatra infantile. A quel punto, uno dei centri regionali di riferimento ADHD, legati alle unità di neuropsichiatria, prende in carico il paziente e da lì parte un lavoro di rete, sia con la famiglia che con la scuola. Questo processo, raccontato in poche righe, in realtà, è lungo e può durare anni. Intanto però le difficoltà quotidiane “non vanno in pausa”. “Questa è stata la lacuna che ho voluto colmare perché, come è accaduto nella mia esperienza - sostiene Della Rosa - è difficile trovare un aiuto pratico per i genitori e sapere cosa fare a casa ogni singolo giorno, per alleviare il disagio che vivono i bambini. Per questo ho deciso di sviluppare questa app”.

Cosa fa Oly Help e come interviene l’intelligenza artificiale
“La app intende dare un aiuto pratico ai genitori quando ne hanno bisogno ovvero 24 ore su 24, 7 giorni su 7 - spiega Della Rosa - all’interno ci sono informazioni per comprendere i propri figli e mettersi in una condizione di empatia. Ci sono consigli pratici su cosa dire e cosa fare nei momenti difficili. La più grande opportunità per i genitori sta nel modo di relazionarsi con i figli: se si cambia l’atteggiamento verso il bambino, si vive meglio e il bambino ne beneficia. E poi ci sono strumenti concreti per gestire la quotidianità, per esempio per aiutare i figli a fare e portare a termine i compiti e gestire le emozioni”. Nella app ci sono contenuti in diversi formati: testo, audio e video e attività ed esercizi per mettere in pratica le strategie di gestione. L’app riesce a personalizzare l’aiuto che offre sulla base del feedback rispetto all’utilizzo che se ne fa: più si mettono in pratica le strategie, più riesce a rispondere e a personalizzare l’aiuto. “Dietro le quinte è una questione di dati - aggiunge Della Rosa - il nostro motore, Oly, è potenziato da intelligenza artificiale e attraverso l’uso che i genitori fanno della app, riusciamo a personalizzare l’aiuto”.

Dove trovare Oly Help
Il lancio è avvenuto il 10 ottobre, nella Giornata mondiale della Salute Mentale. È disponibile su App Store e presto su Google Play. I test di funzionalità sono iniziati a maggio 2024 con circa 80 famiglie partecipanti, indicate dall’Associazione italiane famiglie ADHD. A breve sarà disponibile anche in inglese, per gli utenti del resto del mondo. “Dal punto di vista clinico Oly Help si può definire un intervento psicoeducativo ma abbiamo l’ambizione di sviluppare una terapia digitale validata da studi clinici ed è già in programma uno studio clinico pilota con l’Istituto di ricerca farmacologica Mario Negri e l’ospedale San Paolo di Milano”, aggiunge la fondatrice.

Dall’idea alla realizzazione, passando per finanziamenti anche pubblici
All’inizio del 2023 Oly Help era solo un’idea poi Valeria Della Rosa, riuscendo a raccogliere finanziamenti italiani e internazionali, anche pubblici, (tra cui un fondo verticale sulla salute digitale di Cassa Depositi e Prestiti) è riuscita a rendere l’idea una realtà concreta, disponibile gratuitamente per tutti.

 

Cos'è l’ADHD, sintomi e caratteristiche

L’ADHD consiste in un disordine dello sviluppo neuro psichico del bambino e dell’adolescente, caratterizzato da iperattività, impulsività, incapacità a concentrarsi che si manifesta generalmente prima dei 7 anni d’età. La sindrome è stata descritta clinicamente e definita nei criteri diagnostici e terapeutici soprattutto dagli psichiatri e pediatri statunitensi, sulla base di migliaia di pubblicazioni scientifiche, nel Diagnostic and Statistic Manual of Mental Disorders, il manuale pubblicato dalla American Psychiatric Association utilizzato come referenza psichiatrica a livello internazionale (DSM-IV). Secondo il DSM, l’ADHD può essere quindi definita come “una situazione/stato persistente di disattenzione e/o iperattività e impulsività più frequente e grave di quanto tipicamente si osservi in bambini di pari livello di sviluppo”. Questi sintomi finiscono con il causare uno stato di disagio e di incapacità superiore a quello tipico di bambini della stessa età e livello di sviluppo. I sintomi chiave di questa condizione sono la disattenzione, l'iperattività e l’impulsività, presenti per almeno 6 mesi e comparsi prima dei sette anni di età.

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