Un rapporto ancora intenso, quasi viscerale, intriso di passione civile e professionale.
É quello che l'avvocato Raffaele Della Valle ha ancora con la vicenda di Enzo Tortora.
Della Valle é stato il difensore di
Tortora, insieme ad Alberto Dall'Ora e Antonio Coppola, ed ha
seguito dunque l'intera vicenda che riguardò il popolare
presentatore e giornalista. Dall'arresto, il 17 giugno del 1983,
all'assoluzione, nel settembre del 1986. Tre anni di calvario
giudiziario che incisero profondamente sulla psiche e sul fisico
di Tortora, che morì nel 1988 ad appena 59 anni.
Una storia umana e giudiziaria che viene raccontata nel
libro-intervista che Della Valle ha scritto insieme al
giornalista Francesco Kostner, intitolato "Quando l'Italia perse
la faccia. L'orrore giudiziario che travolse Enzo Tortora"
(Luigi Pellegrini editore) e presentato a Catanzaro su
iniziativa dell'Ordine degli avvocati del capoluogo calabrese.
"Non é assolutamente giustificabile - ha detto Della Valle -
come fu condotta l'inchiesta su Enzo Tortora. Il primo giudice,
in qualsiasi inchiesta, dovrebbe essere lo stesso pubblico
ministero. Quello che accadde all'epoca ha dell'inverosimile.
Una delle tante aberrazioni cui dovemmo assistere, come
difensori di Tortora, fu la pubblicazione sui giornali di
notizie riguardanti l'inchiesta che in realtà avrebbero dovuto
essere coperte dal segreto istruttorio. Tutto, in pratica,
finiva sui giornali. Tanto che io all'epoca coniai l'espressione
'deposito degli atti in edicola'. Ho deciso di pubblicare questo
libro, accogliendo la richiesta di Francesco Kostner, perché mi
sono reso conto che era arrivata l'ora di parlare della vicenda
di Tortora, che ha avuto su di me un'influenza enorme. Il nostro
non è però il libro dell'odio. Non cerchiamo vendette. Non è un
volume contro i magistrati e la magistratura. Anche se devo dire
che i magistrati di valore rappresentano ormai una razza in via
d'estinzione. A questo si aggiunge che il ruolo dell'avvocato
oggi viene sempre più neutralizzato e marginalizzato,
frapponendogli sempre più ostacoli e difficoltà. Il libro vuole
comunque rappresentare un'esortazione all'ottimismo. Dopo il
Medio Evo viene sempre il Rinascimento.
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