La Corte di Cassazione ha annullato - senza rinvio - la sentenza della seconda sezione della Corte di Appello di Napoli con la quale aveva portato da 9 anni e 4 mesi di reclusione a 14 anni e 8 mesi di reclusione la pena "per recidiva" inflitta al boss di Marano (Napoli) Antonio Orlando, condannato in quanto ritenuto il promotore e l'organizzatore, anche durante la latitanza, dell'omonimo clan.
Una organizzazione malavitosa che, nel corso degli anni, è riuscita a inglobare due importanti famiglie mafiose: i Nuvoletta prima, e i Polverino poi.
La Suprema Corte ha accolto il ricorso presentato dagli
avvocati Dario Vannetiello e Rosario Pezzella, legali del boss,
il quale, malgrado sia rimasto latitante per ben 15 anni ha
comunque mantenuto il controllo e la gestione del territorio nel
quale conduceva le sue attività illecite. Tra le accuse che gli
sono state mosse dalla DDA figura anche una imponente
estorsione, da 500mila euro, ai danni dell'imprenditore Antonio
Guida e dei suoi fratelli.
"Si tratta - spiega l'avvocato cassazionista Dario Vannetiello -
di uno dei rarissimi casi in cui la Corte di Cassazione annulla
senza rinvio relativamente al trattamento sanzionatorio
riducendo in maniera drasticamente significativa la pena
inflitta dai giudici di merito".
"L'annullamento dell'aumento applicato per la recidiva -
continua il cassazionista - appare sorprendente sia alla luce
della lunghissima latitanza dell'Orlando Antonio, sia alla luce
del precedente specifico che il medesimo aveva proprio per 416
bis quale esponente, negli anni addietro, di vertice del clan
Nuvoletta".
Riproduzione riservata © Copyright ANSA