Una grande freccia in bronzo che trafigge l'autostrada, un dardo scagliato sul luogo dove si consumò la strage di Capaci.
Un vecchio progetto di Arnaldo Pomodoro che il sovrintendente dell'Inda, l'istituto per il dramma antico di Siracusa, Antonio Calb, ha deciso di rilanciare con una lettera aperta pubblicata oggi nell'edizione locale del quotidiano La Repubblica.
Una proposta rivolta al
presidente Mattarella, ai ministri Lamorgese, Cartabia e
Franceschini, al governatore Musumeci e al neosindaco Lagalla
per realizzare l'opera pensata da uno degli scultori più celebri
nel mondo, le cui invenzioni cite specific segnano le piazze di
mezzo pianeta a cominciare da quelle della Valle del Belìce.
"C'è un progetto siciliano di Pomodoro - scrive Calbi che non ha
trovato compimento e che reclama di essere conosciuto". Il
sovrintendente dell'Inda ricorda gli attimi terribili della
strage di Capaci, costata la vita al giudice Falcone, alla
moglie e a tre agenti di scorta:"Erano le 17.57 del 23 maggio
1992 quando 100 chili di tritolo polverizzano un tratto
dell'autostrada che congiunge Palermo al suo aeroporto. Il 30
maggio scorso, nel teatro greco di Siracusa, abbiamo radunato
tremila adolescenti davanti ai quali Piero Grasso ha
testimoniato il suo impegno di magistrato nella stessa lotta
alla mafia che portò alla morte i suoi due colleghi. Ho pensato,
osservando la cavea piena della "nuova gioventù", che è tempo di
vedere sull'immenso palcoscenico del teatro scolpito la tragedia
di quei giorni, rinnovando i precetti dei padri del teatro
occidentale: tutto è già accaduto, fuori dagli occhi, perché è
più potente ed efficace che ogni singolo spettatore rifiguri
dento di sé l'orrore, grazie a messaggeri testimoni". Calbi
spiega di avere recuperato dalla memoria quel progetto rimasto
silente per trent'anni: "l'indomani della strage di Capaci -
racconta -, Pomodoro e Vittorio Gregotti si uniscono e lavorano
a un memoriale di quella strage. Lo scultore immagina una
freccia gigante che pare lanciata dalla sommità delle alture e
si conficca sotto le carreggiate fatte esplodere per spuntare,
spezzata e ritorta, dall'altra parte. Il color del bronzo
riverbera della luce mediterranea, quasi un dardo appena fuso, e
raggruma in sé il dramma e l'orrore di quell'attentato. Se gli
automobilisti non potranno sottrarsi a un lutto sempre
rinnovato, sotto il viadotto i visitatori del memoriale potranno
fare un viaggio nella verità di quella pagina terribile della
nostra Repubblica. L'architetto dello Zen, abbandona qui le
forme geometriche, e immagina una sala circolare, nella quale
raccogliersi e dalle quali suggere conoscenza".
Partendo da questo progetto, rimasto in forma di abbozzo,
Calbi si rivolge ai vertici delle istituzioni: "credo sia maturo
il tempo di di dare concretezza al gesto etico di due uomini di
cultura, scossi al tempo quanto noi, magari lanciando un
concorso internazionale o commissionando ad altri artisti e
architetti un "memoriale" attraverso cui il dovere del ricordo
possa incontrare un futuro di piena civiltà".
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