AUGUSTO MARINELLI: LA FONDERIA ORETEA DEI FLORIO (TORRI DEL VENTO EDITORE, 190 pagine, 15 euro) La fonderia Oretea non fu solo il primo grande stabilimento metalmeccanico nella Sicilia dell'Ottocento.
Fu anche una delle più significative esperienze imprenditoriali della dinastia dei Florio.
La sua storia, ricostruita da Augusto Marinelli nel
libro "La fonderia Oretea dei Florio" edito da Torri del Vento,
rappresenta una chiave di lettura del passaggio dal capitalismo
preindustriale del Regno delle due Sicilie a quello più avanzato
del Regno d'Italia.
La fonderia era nata nella prima metà dell'Ottocento per
soddisfare le esigenze di utensileria e meccanica agraria dei
proprietari terrieri, dell'edilizia e dei laboratori
artigianali. Poi la sua evoluzione produttiva si era
progressivamente modulata per essere funzionale all'attività
armatoriale dei Florio. E perciò la sua attività accompagnò e
influenzò la storia imprenditoriale della famiglia di quelli che
sono stati descritti come i "Leoni di Sicilia".
In una certa fase fu la più importante officina
metalmeccanica siciliana: nel periodo d'oro occupava anche 800
tra tecnici e operai che però non avevano la formazione e le
competenze in grado di affrontare le sfide del mercato. Per
questo Ignazio Florio fu costretto a reclutare professionisti e
manodopera straniera o continentale. Per assicurare un futuro
alla fonderia era necessario un salto tecnologico e
l'inserimento nel circuito delle grandi imprese nazionali. Per
questo venne inserita nel patrimonio sociale della Navigazione
Generale Italiana, costituita dai Florio in società con
Rubattino. Ma lo stabilimento palermitano, a causa della
insufficienza di investimenti sulla capacità produttiva, non
divenne mai competitivo. Era utilizzato soprattutto per la
riparazione dei piroscafi e per la produzione metalmeccanica
meno qualificata. Quindi il declino, la chiusura dello
stabilimento, la rimozione della stessa memoria della fonderia.
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