Si chiama Gesuina quando subisce
una violenza lunga dieci anni. È Agata per il nonno, l'unica
figura familiare che la riempie dell'affetto e della cura che
neanche la madre le ha dato. Il padre è assente. Diventa Elena
quando decide di tornare indietro alla ricerca del suo passato
proiettato nel presente con un viaggio che incrocia le tappe di
una vita segnata da un destino crudele. Tanti i colpi di scena
ma nulla in questa storia è inventato. Nel suo romanzo "L'odore
della nebbia" (Dario Flaccovio editore, 205 pagine, 16 euro)
Licia Cardillo Di Prima si è ispirata, con una narrazione densa
ma leggera, al caso vero di una donna che decide di raccontare
il suo dramma infinito pieno di sofferenze e di scoperte
inattese. Il contesto è quello di una comunità della Sicilia
interna dove Gesuina sconta il "peccato" originale di essere
figlia di una donna che per tutti è una "poco di buono".
Questa per Gesuina è la porta dell'inferno. Non può studiare
come vorrebbe, perde la sua innocenza per il sopruso di un orco
che la tiene in gabbia per tanti anni, diventa madre mentre è
poco più di una bambina. È soprattutto bersaglio delle ipocrisie
di una società nella quale la donna è colpevole e non vittima.
A tutto questo Giusina si ribella. Scappa lasciando anche i
figli, trova in una città del Nord un lavoro e l'amore di un
uomo che la fa diventare un'altra donna: quella che si farà
chiamare Elena per riscoprire il suo passato tra le stradine di
un borgo incagliato tra le montagne. Uno dopo l'altro ricompone
i cocci della sua vita. Ritrova il fratello di cui non si era
saputo più nulla, recupera la tenera memoria del nonno, scopre
che anche sua madre dalla quale non aveva mai ricevuto una
carezza è stata violentata e lei è il frutto di quello stupro.
Licia Cardillo Di Prima non se la sentiva, confessa, di
raccontare questa storia. Poi si è lasciata convincere da quello
che chiama il "potere salvifico della scrittura" specie quando è
usata come strumento di comprensione e di verità. Proprio di
questo era convinta anche la protagonista che ha voluto così
alzare con coraggio il velo sul suo volto e sulla sua storia.
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