Sessantasei anni, per anni
addetta alle vendite in un'azienda di viale Monastir. Lavoro
lasciato a causa della malattia. Ora è stata colpita da
ipertensione polmonare dopo un linfoma nel 1988. Servono molti
soldi per curarsi. Ma la pensione non basta. Per questo Miria,
romana, ma in Sardegna da quarant'anni, sta tentando l'ultima
carta, quella della raccolta fondi.
"Ringrazio di cuore chiunque vorrà darmi anche solo una
piccola speranza. Non chiedo altro: una vita degna di essere
vissuta, anche nelle difficoltà. I farmaci? - racconta Miria
all'ANSA - la maggior parte adesso sono in fascia C. Per cui,
anche se sono cronica, le spese sono tante. E le visite sono
costose".
Comprese quelle fuori dalla Sardegna: "Sono viaggi della
speranza - spiega la donna - anche se la speranza ora è sempre
di meno". E invece c'è un problema in più: "Io ho lo stroller
per camminare in strada. Ma se devo andare a Roma, per andare in
aereo devo avere lo stroller ad alta quota: costa parecchio,
migliaia di euro. Spero di poter vivere qualche anno in più, ma
per farlo ho bisogno di aiuti che non posso permettermi da
sola".
Una situazione difficile: "Dopo anni di chemioterapia,
radioterapia e trasfusioni di sangue, mi sono ritrovata con
danni irreparabili a polmoni e cuore. Oggi vivo costantemente
attaccata all'ossigeno e mi attende un trapianto di cuore e
polmoni".
"Sono sola, non ho nessuno che possa aiutarmi. La mia
pensione non è sufficiente a coprire le spese mediche, né a
garantirmi un tenore di vita che si possa definire dignitoso. Mi
rivolgo a chiunque possa tendermi una mano, anche solo con un
piccolo contributo. Non chiedo la luna, ma solo la possibilità
di affrontare questa malattia con dignità. Chiunque voglia
aiutarmi, può contattarmi e mostrerò senza esitazione tutte le
mie cartelle cliniche. Voglio che sia chiaro: non cerco pietà,
ma un supporto concreto per poter vivere i miei ultimi anni con
un minimo di serenità".
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