"Dalle parole e dagli sguardi di Gigi Riva percepii da lui cosa rappresenta il Cagliari per i cagliaritani e i sardi. Inizialmente mi mise in guardia dalla forte responsabilità che avrei dovuto assumermi, ma poi è iniziata questa lunga avventura". Lo ha detto il presidente rossoblù Tommaso Giulini, ospite della trasmissione Goal Economy su Radio TV Serie A.
Passione per il calcio: "La nostra famiglia - racconta - era nel cda dell'Inter con Moratti, poi nel 2014 ci fu la cessione dei nerazzurri a Erick Thohir. Fu in quel periodo che l'avvocato Mariano Delogu, nostro legale storico in Sardegna, iniziò a prospettarmi la possibilità che il Cagliari venisse venduto. Non mi sono mai sentito o confrontato più di tanto con Massimo Moratti, mi ha sempre infastidito l'accostamento fatto dai media sul mio presunto coinvolgimento nell'Inter in questi anni, e devo dire che Massimo con grande delicatezza ha sempre capito queste dinamiche e non mi ha mai chiamato".
Il rapporto con la Sardegna: "La frequento stabilmente da quando ho 27 anni, ci vado praticamente ogni settimana. Uno dei miei figli è nato a Cagliari, poi dovette rimanere a lungo in ospedale e vivemmo un periodo complicato, questo - spiega Giulini - è uno dei motivi per cui non viviamo in città e probabilmente ha limitato un po' quella coesione con la gente e col territorio. Purtroppo mi manca vivere a 360 gradi Cagliari e la Sardegna. Il mio trascorso milanese, prima nel Milan e poi nell'Inter, magari non aiuta, in aggiunta al fatto che sono arrivato dopo un presidente viscerale, sanguigno, come quelli di una volta e di un altro tipo di calcio" Momenti sì e momenti no: "Il gol di Sau in B per il primo posto, poi il gol di Pavoletti a Bari. Ma anche a Sassuolo, l'anno scorso, è stato bellissimo".
Ranieri? "Qualche giorno prima della partita decisiva per la salvezza, il mister, che è stato fondamentale per quella resurrezione, mi disse che ormai gli pesava tanto fare avanti e indietro da Roma e che sperava di chiudere la sua carriera nei club con una salvezza. Furono giorni difficili da gestire perché solo io e lui sapevamo che ci saremmo salutati, c'era molta ansia e per fortuna tutto andò bene. Il suo ritorno in panchina nella sua Roma è assolutamente comprensibile".
Dopo Barella il diluvio, anzi la tempesta perfetta: "Cifra record per quanto concerne i trasferimenti tra club italiani - precisa il presidente rossblu - Reinvestimmo tutto su tre calciatori costati quasi 50 milioni: Simeone, Nandez, e Rog. Si è alzato il monte ingaggi ed è scoppiato il Covid. Il calcio ha bisogno di maggiore etica e sostenibilità, io sono per un modello più americano con salary cap dove si compete per competenza e non per portafoglio. Mi piacerebbe che tutti amassimo la Serie A un po' di più e lavorassimo insieme per valorizzarla, affinché non venga del tutto erosa da altre competizioni internazionali e da differenti scelte sulla gestione dei ricavi".
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