Pene da un massimo di 20 anni di reclusione ad un minimo di un anno sono state inflitte dal gup del tribunale di Lecce, Alcide Maritati, nel processo originato dall'inchiesta 'The Wolf', condotta dalla Direzione distrettuale antimafia di Lecce e dai carabinieri della compagnia di San Vito dei Normanni.
Oltre 250 anni il totale delle condanne, in primo
grado, nei confronti di 22 persone accusate a vario titolo dei
delitti di associazione di tipo mafioso, associazione
finalizzata al traffico di stupefacenti, tentato omicidio,
detenzione e porto illegale di armi da fuoco e da guerra,
violenza privata, lesioni personali, estorsione.
Gli imputati sono riconducibili, secondo l'accusa, al clan
Lamendola- Cantanna, della Sacra corona unita, che avrebbe
operato in provincia di Brindisi.
Il presunto sodalizio
criminale si sarebbe reso responsabile negli anni della gestione
di droga e di almeno cinque tentativi di estorsione ai danni di
imprenditori della zona.
Il gup Maritati ha condannato a 20 anni di reclusione
Gianluca Lamendola, 35 anni, ritenuto capo e organizzatore del
presunto clan mafioso. Fra i condannati c'è anche Pancrazio
Carrino (13 anni e 4 mesi): il 42enne è imputato in un altro
procedimento perché accusato di minacce di morte e violenza,
aggravate dal metodo mafioso, nei confronti del pubblico
ministero della Direzione distrettuale antimafia, Carmen
Ruggiero, e della giudice per le indagini preliminari del
Tribunale di Lecce, Maria Francesca Mariano. Entrambe le
magistrate sono finite sotto scorta. Per l'associazione Libera,
che si è costituita parte civile, è stato riconosciuto un
risarcimento di 100mila euro.
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