Avrebbero emesso in cinque anni, dal
2018 al 2023, 1.250 fatture per operazioni inesistenti a carico
di 165 operatori economici per un importo di oltre 10 milioni di
euro, garantendosi cosi "facili guadagni intascando il 22%
(ovvero l'Iva) su operazioni mai poste in essere". È quanto
riferiscono i finanzieri di Bitonto che hanno eseguito una
ordinanza emessa dal Gip del tribunale di Bari su richiesta
della Procura a carico di sei persone: quattro sono finite agli
arresti domiciliari, due sono state raggiunte dal divieto
"temporaneo di esercitare determinate professioni, imprese o
uffici direttivi delle persone giuridiche e delle imprese", si
legge in una nota. Per tutti l'accusa, a vario titolo, è
associazione per delinquere, emissione di fatture false e
riciclaggio.
Nell'inchiesta, coordinata dalla Procura di Bari, sono
indagati anche quattro finanzieri e tre funzionari dell'Agenzia
delle Dogane, oltre a un direttore di banca e un a dipendente di
un ufficio postale che avrebbero violato le norme anti
riciclaggio agevolando i prelievi di contanti. Sono stati
inoltre posti sotto sequestro beni per 5 milioni di euro. Il
gruppo, attivo tra Bari e Bitonto, avrebbe emesso fatture per
operazioni inesistenti "nei confronti di società realmente
esistenti provvedendo al prelevamento e alla restituzione in
contante delle somme prelevate trattenendo l'Iva", spiegano i
militari.
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