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Mostre, Olivetti e la Cultura nell'Impresa responsabile

Mostre, Olivetti e la Cultura nell'Impresa responsabile

Astrattismo informale dall'11 febbraio, oltre 90 opere

TORINO, 06 febbraio 2023, 11:32

Redazione ANSA

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Un panorama dei nuovi linguaggi dell'arte emersi in Italia dagli Anni Cinquanta ai primi Anni Novanta del Novecento, con opere d'arte astratta e informale presenti nella collezione Olivetti che dialogano con le opere coeve della collezione civica.
    Si tratta della penultima mostra del ciclo espositivo "Olivetti e la Cultura nell'Impresa responsabile", avviato nel 2021 grazie all'accordo siglato da Comune di Ivrea (Torino), Associazione Archivio storico Olivetti, Olivetti e Tim. Oltre 90 opere, con un allestimento ideato per mettere in risalto ogni singolo dipinto.
    Con inaugurazione l'11 febbraio alle 18, la mostra parte con opere di Picabia, Balla e Kandiskij e Mirò, con rimandi al Futurismo e alle radici dell'Astrattismo. Negli anni del Dopoguerra l'esposizione mette a fuoco la figura di Spazzapan a Torino. Nel panorama italiano, per il formarsi della collezione Olivetti, viene messa in evidenza l'importanza della mostra di Prato del 1955 "Sessanta maestri del prossimo trentennio", organizzata da Carlo Ludovico Ragghianti, con artisti come Redento Bontadi, Enzo Brunori, Piero Dorazio, Mario Lattes, Alvaro Monnini, Mattia Moreni, Emilio Scanavino, Sergio Vacchi.
    Alla seconda metà degli Anni Cinquanta risalgono le opere di Eva Fischer, Ennio Morlotti e Tancredi Parmeggiani. Rifocalizzando l'attenzione sui movimenti torinesi, in mostra si trovano opere di Annibale Biglione e Filippo Scroppo che furono tra i fondatori del movimento Arte Concreta a Torino. Gli Anni Sessanta trovano rappresentazione in opere di artisti di tendenze molto diverse tra cui Ettore Fico, Piero Ruggeri e Giorgio Ramella. Non mancano collegamenti con una visuale allargata e più internazionale attraverso le personalità di Pierre Alechinsky e Hans Hartung. Espressioni di artisti piemontesi quali Mauro Maulini a artisti internazionali come Walter Ballmer, Gabino Amadeo e Pedro Coronel sono sprazzi di diverse ricerche artistiche degli Anni Settanta. Un nucleo di opere di Tony Arch, importante donazione al museo civico eporediese, conducono alla soglia degli Anni Duemila.
   

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