Una borsa di studio in ricordo di Bruno Caccia, il magistrato ucciso dalla 'ndrangheta a Torino trentuno anni fa: l'iniziativa è dell'Anm del Piemonte, organismo presieduto da Giuseppe Marra, ed è stata presentata oggi, al Palazzo di Giustizia di Torino, durante una cerimonia di commemorazione.
Bruno Caccia, capo della procura di Torino, cadde vittima di
un agguato il 26 giugno 1983.
Il mandante, un boss della
'ndrangheta, venne arrestato e condannato all'ergastolo (la
sentenza è definitiva) ma, oggi, il giudice Francesco
Gianfrotta, responsabile dell'ufficio gip del tribunale,
assicura che "l'omicidio Caccia è uno di quei fatti su cui non
si smetterà mai di indagare". "Nessuno - ha aggiunto - si faccia
illusioni. Per chi non è stato assicurato alla giustizia è solo
questione di tempo. Non si tratta di seguire suggestioni o
ipotesi, ma di preparare le condizioni perché, all'esito di
giusti processi, chi deve pagare paghi. E pagherà anche chi,
essendo interessato alla morte di Caccia, sapendo quello che
stava per succedere ha girato la faccia dall'altra parte". Fra i
molti ricordi spicca quello del procuratore generale Marcello
Maddalena: "A Caccia non sarebbe piaciuta una magistratura
competitiva come quella che, talvolta, si vede al giorno
d'oggi".
La borsa di studio si rivolgerà ai frequentatori della scuola
di specializzazione della magistratura.
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