In Serbia proseguono e si
allargano le proteste degli studenti universitari che contestano
le autorità per un presunto scarso impegno nel fare piena luce
sulle responsabilità nel crollo alla stazione di Novi Sad che il
primo novembre scorso ha causato 15 morti.
Da Belgrado, dove continua il blocco di varie facoltà
universitarie, la protesta si è estesa ad altre città del Paese,
e agli studenti si sono associati professori, attori, esponenti
del mondo della cultura e dell'istruzione, agricoltori e
rappresentanti di altre categorie, anch'essi insoddisfatti
dell'operato di governo e presidente, oltre che per le loro
condizioni economiche e sociali. Ai manifestanti hanno dato il
oro appoggio alcuni dei leader dell'opposizione, scesi anch'essi
in strada a protestare. Sia nella capitale che nella altre
località interessate dalle agitazioni vi sono stati in giornata
cortei spontanei e improvvisi blocchi stradali che hanno
provocato proteste di automobilisti e cittadini sui mezzi
pubblici. L'agitazione avviata dagli studenti nelle scorse
settimane prosegue nonostante le autorità abbiano accolto le due
principali loro richieste: la pubblicazione dell'intera
documentazione del ministero dell'edilizia e infrastrutture
relativa alla ristrutturazione della stazione di Novi Sad,
conclusa poche settimane prima dell'incidente, cosa questa
avvenuta tra ieri e oggi con quasi 200 documenti e incartamenti
resi di dominio pubblico sul sito del governo, e l'aumento del
20% delle sovvenzioni statali al settore universitario.
Presidente e governo ritengono a questo punto che si tratti di
una protesta con motivazioni politiche sostenuta
dall'opposizione, e non di richieste specifiche del movimento
degli studenti.
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