"Il filo conduttore e la più grande sfida oggi è creare opportunità: innanzitutto cercare di abbattere quelle che sono delle barriere culturali dove tradizionalmente sono state delineate delle aree, anche sport, posizioni, ruoli e lavori da uomini e da donne - la danza era per le bambine il calcio era per i ragazzi - quindi andare oltre questi retaggi culturali".
Lo ha sottolineato l'ex calciatrice e
attuale direttore sportivo e responsabile dell'area Women del
Genoa, Marta Carissimi, intervenendo a margine del panel di
discussione "Il campo delle pari opportunità: in gioco per lo
sviluppo del calcio femminile" durante il 33/o Forum Economico
di Karpacz (Polonia).
"Creare quindi l'opportunità - ha aggiunto - per le bambine
di poter scegliere: c'è bisogno di un lavoro integrato dove
interagiscano tutti gli attori, non solo quelli legati al calcio
come lo stato la federazione e i club, ma anche le aziende e i
media con un lavoro di concerto per creare una diversa
prospettiva del calcio femminile.
Le scuole in questo aiutano
tanto perché veicolano valori, inclusione sociale e pari
opportunità; dall'altra parte creare dei modelli riferimento
nelle quali le bambine possano riconoscersi e immaginare un
futuro da atleta, allenatrice, direttore sportivo".
Secondo la giornalista sportiva colombiana Ana Maria
Navarrete Castro, "gli stereotipi sono una sfida di tutta la
vita, non solamente nel calcio: credo che nel caso specifico
bisogna parlarne attraverso la stampa e i social media, cercando
di attirare i tifosi attraverso l'opportunità di vedere più
calcio femminile". "Bisogna presentarlo in maniera diversa - ha
sottolineato - evidenziando le caratteristiche delle donne in
questo sport; questa differenza è meravigliosa, perché non
vogliamo fare le cose come gli uomini, non è realistico
pensarlo. I tifosi sono il motore per una crescita di tutto il
movimento: dobbiamo accettare il fatto che ci vorrà ancora del
tempo per realizzare questo obiettivo".
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