E' una esplosione di energie compresse, un percorso fra i fermenti artistici del vitale periodo tra la fine della seconda guerra mondiale e l'inizio dei favolosi anni Sessanta, quella in mostra nelle Sale di Palazzo Bisaccioni a Jesi (Ancona) fino al 5 maggio: 45 autori per altrettante opere che si offrono allo sguardo dei visitatori nell'esposizione "La libera maniera. Arte astratta e informale nelle collezioni Intesa Sanpaolo", organizzata e promossa da Intesa San Paolo, Fondazione Cassa di Risparmio di Jesi, e Fondazione Ivan Bruschi, in sinergia con Gallerie d'Italia.
Tanti i capolavori in esposizione, tra cui opere di grandi maestri come Alberto Burri, Lucio Fontana, Emilio Vedova, Carla Accardi, Afro Basaldella e Renato Birolli.
Curata da Marco Bazzini, la mostra offre una panoramica sul periodo in cui il Paese venne ricostruito per lasciarsi alle spalle le rovine materiali delle città, delle economia e della società civile. 15 anni di grandi fermenti intellettuali, in cui l'urgenza della creazione mostrò direzioni inedite, una "rottura" di civiltà che costrinse a ripensare il mondo come qualcosa di altro da quanto conosciuto in precedenza.
"La libera maniera" attinge allo sterminato patrimonio d'arte delle collezioni di Intesa San Paolo (un tesoro di oltre 40mila opere disseminate in tutta Italia, tra esse 4mila d'arte contemporanea) e si concentra in particolare sull'arte astratta e informale, che contribuì a ridefinire il panorama artistico italiano, lasciandosi alle spalle le restrizioni imposte dal Fascismo e dalla guerra.
Nel percorso tra le sale, si inizia con personalità come Alberto Magnelli e il marchigiano Corrado Cagli che in quegli anni rientrarono in Italia dopo l'esilio. Sono anni in cui gli artisti si aprono a una libertà espressiva fatta di tante e differenti maniere, a partire dalla sensibilità polimaterica di Alberto Burri o dalle nuove dimensioni spaziali indagate da Lucio Fontana e con lui da un nutrito gruppo di giovani tra cui presenti a Jesi le opere di Edmondo Bacci, Gino Morandis, Tancredi Parmeggiani, Cesare Peverelli e Gianni Dova. Si prosegue con Carla Accardi, Achille Perilli e Antonio Sanfilippo (esponenti del Gruppo Forma di Roma), Emilio Vedova, le cromie di Afro Basaldella e Mario Nanni, gli esponenti del Movimento Arte Concreta formatosi a Milano come Gillo Dorfles, Bruno Munari, Atanasio Soldati, Gianni Monnet. E poi, ancora, Renato Birolli, Ennio Morlotti e Antonio Corpora, e gli autori che scrutano l'universo atomico come avviene in Enrico Baj, Guido Biasi e Mario Persico. Anche le artiste prendono parte a questa nuova dimensione con una sensibilità fortemente autonoma, oltre ad Accardi sono esposte opere di Carol Rama, Renata Boero, Regina, Paola Levi Montalcini e una giovanissima Grazia Varisco.
La mostra di Jesi, ad ingresso gratuito, resta aperta dal lunedì alla domenica, ore 9,30-13 e 15,30-19,30.
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