"La fuga dei medici dalle strutture ospedaliere dell'Azienda sanitaria territoriale (Ast) 1 (Pesaro Urbino) è ormai un'emergenza che mette a rischio l'erogazione delle prestazioni sanitarie".
Lo scrive il consigliere regionale
del Partito Democratico Renato Claudio Minardi che ha presentato
"un'interrogazione a firma anche del gruppo Pd per verificare se
le paventate dimissioni sono veritiere e per sollecitare la
giunta Acquaroli a prendere immediati provvedimenti al fine di
frenare l'emorragia di personale in corso e garantire servizi di
qualità ai cittadini".
"Questa drammatica situazione - afferma Minardi - è frutto
della fallimentare politica sanitaria della giunta Acquaroli e,
in particolare, della sua riorganizzazione del sistema sanitario
che, dopo aver cancellato l' Azienda Ospedaliera Marche Nord,
l'Asur Marche e istituito cinque nuove aziende, ancora oggi non
riesce a decollare per la mancata approvazione degli degli atti
aziendali le cui linee guida sono state deliberate dalla giunta
regionale addirittura 20 mesi dopo la nascita delle Ast".
"L'impressione - continua Minardi - è che la situazione sia
completamente fuori controllo.
Già le continue alternanze degli
ultimi due anni al vertice dell'Ast 1 dimostrano come la stessa
pseudo riforma voluta da Acquaroli abbia favorito più le lotte
di potere all'interno del centrodestra che il miglioramento dei
servizi offerti alla nostra comunità. Alle mancate assunzioni e
alla già avvenuta fuga degli anestesisti del reparto Chirurgia
di Pesaro, - avverte l'esponente dem - potrebbe aggiungersi ora
il paventato addio di altri primari come il dottor Alberto
Patriti, direttore del dipartimento di Chirurgia dell'Ast 1, del
dottor Guido Rocchi, responsabile della Struttura semplice
dipartimentale di Cardiologia di Fano, e della dottoressa Sara
Mazo, direttrice Unità complessa Pronto soccorso Urbino".
"Forse Acquaroli e Saltamartini non se ne rendono pienamente
conto - conclude il consigliere dem - ma l'indifferenza con cui
stanno guardando al progressivo impoverimento della sanità
pesarese sta negando di fatto il diritto costituzionale alla
salute di cui è portatore ogni cittadino. Occorre una immediata
svolta prima che sia troppo tardi".
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