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In collaborazione con Università Cattolica del Sacro Cuore
Scoperto quasi per caso, è ora in mostra al museo della Scala il libretto originale della prima versione della Forza del Destino, scritto di pugno di Francesco Maria Piave con estese correzioni autografe di Giuseppe Verdi.
È stata Laura Nicora, studiosa di documenti antichi con un affermato studio peritale, a rendersi conto del 'tesoro' che le aveva portato un privato per avere una valutazione. Un lavoro che "a volte dà la possibilità di trovare documenti che si pensavano distrutti o di cui non si conosceva l'esistenza". In questo caso "ho capito che questo era il libretto - ha detto alla presentazione alla Scala - e che non era opportuno farlo scappare all'estero. Ho chiesto consiglio su come trovare istituzioni a cui farlo acquistare e Carlo Hruby si è offerto di prenderlo" con l'intenzione di donarlo al comune di Varallo Sesia, in provincia di Vercelli, a cui è particolarmente legato.
E prima di renderlo pubblico, Hruby, imprenditore e ideatore dell'Associazione Culturale Musica con le Ali, ha contattato Fortunato Ortombina, studioso verdiano attuale sovrintendente della Fenice in procinto di assumere la guida della Scala.
Quando l'attuale sovrintendente del teatro milanese, che il 7 dicembre inaugurerà la sua stagione con La Forza del Destino, è stato coinvolto ha attivato la macchina delicata e oliata della Scala.
Avuto a tempo di record l'ok della soprintendenza archivistica e bibliografica piemontese e lombarda, l'Archivio storico artistico del Teatro alla Scala in un mese ha organizzato la digitalizzazione (realizzata con una scansione ad altissima definizione con utilizzo dello scanner planetario Metis Gamma ai laboratori dell'Università Cattolica) degli 85 fogli scritti nell'estate del 1861 fra Sant'Agata e Milano, forse proprio negli uffici della Scala, poco prima del debutto nel 1862 a San Pietroburgo. Il risultato dei primi studi sarà inserito nel programma di sala disponibile dal 7 dicembre con l'intenzione poi entro l'anno di pubblicare la copia anastatica.
"Il libretto - ha spiegato Raffaele Mellace, docente di musicologia dell'università di Genova e consulente della Scala - racconta essenzialmente due cose: la prima quanto fosse importante, gravoso il lavoro per giungere al libretto messo in musica, tanto che il frontespizio riporta la scritta 'Deve conservarsi per provare con essa quanto faceva lavorare il Verdi per un libretto', e la seconda è la direzione del lavoro. C'è un'unica tendenza alla essenzializzazione, a togliere per rendere più rapido". Così il primo atto ha tre versioni diverse, che riguardano il Rataplan, mentre senza modifiche è l'aria 'La Vergine degli angeli'.
Alcune pagine del manoscritto con le correzioni sarà visibile al museo della Scala fino al 2 gennaio, ultimo giorno di rappresentazione dell'opera, che verrà diretta da Riccardo Chailly non nella versione di San Pietroburgo, ma in quella del 1869, rivista appositamente per Milano.
In collaborazione con Università Cattolica del Sacro Cuore
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