"Per dire la verità bastano poche parole, quando occorrono duemila pagine viene da chiedersi se non sia piuttosto per mutare la prospettiva della stessa verità, ossia per distoglierla da quella reale causa che è stato il vizio costruttivo occulto e sulle complicità e poi mantenuto come tale".
E' quanto ha detto al termine dell'udienza l'avvocato Giovanni Paolo Accinni, legale dell'ingegnere Giovanni Castellucci nel processo per il crollo del ponte Morandi (14 agosto 2018, 43 vittime).
"Ci siamo rivolti al
collegio affinché valuti l'ammissibilità delle richieste della
procura, senza limitare i diritti della accusa e senza
pregiudicare quelli della difesa", ha concluso il difensore. Il
legale di Castellucci ha iniziato il suo ragionamento citando il
film "Il verdetto" interpretato da Paul Newman. E non è stato
l'unico a fare citazioni. I difensori degli altri imputati hanno
richiamato "Il pifferaio di Hamelin", "L'uomo che uccise Liberty
Valance". E poi, i libri di Erri De Luca, Heidegger, Virgilio e
Dante.
Tutti i difensori (sono 58 le persone imputate tra ex vertici
e tecnici di Aspi e Spea, dirigenti del MIt e del Provveditorato
alle opere pubbliche) si sono in sostanza opposti alla maxi
memoria che la procura aveva depositato prima delle vacanze di
Natale. In oltre due mila pagine i pubblici ministeri Massimo
Terrile e Walter Cotugno hanno illustrato quanto raccolto in
anni di indagini e le loro conclusioni sulle responsabilità.
"Una memoria che serve a precondizionare il convincimento dei
giudici" hanno sostenuto i legali di Castellucci. "Un attentato
all'imparzialità", ha chiosato l'avvocato Luca Marafioti. "Non
siamo mica abbelinati", ha detto in genovese alla fine
dell'udienza il presidente del collegio giudicante Paolo Lepri.
Il tribunale deciderà lunedì se consentire il deposito della
memoria. Quel giorno inizieranno a essere sentiti i periti del
giudice dell'udienza preliminare che stilarono la perizia sulle
cause del crollo.
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