Lo ha detto la vicepresidente della Regione Sardegna, Alessandra Zedda, intervenendo oggi a Bruxelles, in rappresentanza del Presidente Christian Solinas, alla Conferenza politica sui 20 Anni di politiche UE nelle regioni insulari svoltasi in occasione del ventennale della settimana Europea delle Regioni e delle città in corso presso il Comitato europeo delle Regioni (CoR).
La Regione Sardegna, tramite l'Ufficio di Bruxelles, è
promotrice dell'evento nonché capofila, per il quinto anno
consecutivo, del Partenariato delle Regioni insulari periferiche
del Mediterraneo di cui fanno parte anche le Regioni Baleari,
Corsica, Creta, Gozo e Isole Ionie.
"L'attuale versione dei trattati risale al 2007 ed è entrata in
vigore il primo dicembre 2009. Uno degli elementi di novità del
Trattato di Lisbona riguardava l'introduzione di disposizioni
specifiche a tutela di una serie di territori su cui gravano
condizioni di svantaggio strutturale permanente, tra cui le
isole. Le isole, tuttavia, sono state inserite in una
disposizione residuale che le accomuna a un'ampia ed eterogenea
categoria di territori. Non solo, la norma in questione non ha
dato vita a una produzione legislativa europea che tenesse conto
delle specificità territoriali, come era lecito aspettarsi.
Sotto questo punto di vista la riforma del 2007 è stata un passo
in avanti, ma anche un'occasione persa. In due diverse
occasioni, nel 2016 e da ultimo quest'anno, il Parlamento
europeo - e colgo qui l'occasione per ringraziare pubblicamente
l'onorevole Omarjee per l'importante lavoro svolto a favore
della risoluzione adottata dall'assemblea di Strasburgo lo
scorso giugno - ha adottato due diverse risoluzioni che
denunciano quanto i principi di coesione territoriale, sanciti
nel Trattato, necessitino tutt'oggi di una piena attuazione".
"La sfida della coesione territoriale - ha detto la
vicepresidente - non è stata ancora vinta. Noi tutti auspichiamo
che, ben prima che intervenga la prossima riforma dei Trattati,
il riferimento alle regioni insulari sia più nitido e incisivo
rispetto alla formulazione attuale, e che fin da ora si gettino
le basi per una vera e propria politica europea per le isole".
La questione insulare riguarda oltre 20 milioni di cittadini
europei, pari a poco meno del 5% della popolazione dell'Ue,
appartenenti a 13 Stati membri, dal Mediterraneo, al mar Baltico
e al mare del Nord. Parlare di oltre 20 milioni di cittadini,
per Zedda, "è come parlare di uno Stato di medie dimensioni", ma
"il recente rapporto sulla Coesione, pubblicato dalla
Commissione europea, non ha menzionato i territori insulari.
Altrettanto si può dire della relazione finale della Conferenza
sul futuro dell'Europa.
La vicepresidente ha quindi annunciato la firma, a margine
dell'incontro odierno, di una dichiarazione politica per
chiedere alle principali istituzioni europee che adottino un
focus specifico sulle realtà insulari al fine di "far
germogliare politiche europee calibrate sulle criticità delle
isole, che, non essendo comuni ad altri territori, necessitano
di disposizioni specifiche che ne garantiscano la sopravvivenza
economica e demografica".
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