(di Mattia Bernardo Bagnoli) Il consenso tra i 27 è già maturato, ora serve solo trovare un'intesa per entrare nei dettagli.
Lunedì prossimo, nel quadro del Consiglio Affari Esteri, gli Stati membri dell'Ue decideranno di allentare le sanzioni alla Siria, pur mantenendo il monitoraggio sulla nuova leadership.
Se le autorità di Damasco garantiranno un processo
inclusivo - compreso il rispetto delle donne e delle minoranze -
le restrizioni diminuiranno mentre, in caso contrario,
torneranno. Carota e bastone, insomma.
"La Siria deve rimettersi in piedi e l'Ue deve poter giocare
un ruolo, anche nella sua ricostruzione", spiega un alto
diplomatico. "Restano molte incertezze ma è essenziale offrire
al popolo siriano una luce in fondo al tunnel, considerando pure
la situazione attuale del Medio Oriente: abbiamo bisogno che la
Siria torni in gioco", aggiunge ancora. Naturalmente c'è poi
l'aspetto migratorio. Un Paese stabile - e magari in crescita -
significa fermare le partenze e, potenzialmente, dare inizio ai
rimpatri - che l'Ue ricorda dover essere sempre "volontari". Il
Servizio di Azione Esterna della Commissione Europea (Eeas),
guidato da Kaja Kallas, ha messo a punto un documento con delle
proposte su varie tematiche (dalla sospensione delle sanzioni al
rafforzamento della ricostruzione dei servizi di base, come la
rete energetica o le infrastrutture ospedaliere), compreso il
tema dei rifugiati.
"Dovremmo considerare come consentire un certo livello di
circolarità che permetta ai rifugiati siriani di andare avanti e
indietro in una fase di transizione, con visite di 'andata e
ritorno', evitando che perdano il loro status di rifugiati", si
legge nel documento. "È improbabile - prosegue l'Eeas - che la
realtà sul campo sia sufficientemente stabile nel breve termine
per consentire a gruppi numerosi di prendere in considerazione
il rimpatrio permanente e il timore di perdere lo status di
rifugiato può avere un effetto scoraggiante". Ma si tratta solo
di un'ipotesi. Il non-paper dell'Eeas fa seguito alla proposta
fatta circolare da sei Paesi - Germania, Francia, Olanda,
Spagna, Finlandia e Danimarca - in cui si chiede di rimuovere le
misure restrittive ad alcune entità - come la Syrian Arab
Airline - e settori dell'economia per promuovere la ripresa del
Paese - la finanza o la tecnologia necessaria all'oil&gas - così
da permettere sia l'ingresso di capitali che di facilitare il
movimento delle persone.
È essenziale, ad ogni modo, che i nuovi signori della Siria
righino dritto (e non si dimostrino amici della Russia o
dell'Iran). I sei Paesi immaginano allora un "meccanismo" per
sospendere temporaneamente le sanzioni fino alla prossima
revisione del regime nel 2026, con l'intesa tuttavia che
potrebbero essere rimesse in qualsiasi momento "qualora la
situazione sul campo fosse contraria alle nostre aspettative".
Le idee, dunque, non mancano. Per i dettagli, però, si dovrà
attendere: lunedì i ministri daranno infatti solo un via libera
"politico" a cui dovranno seguire atti legislativi precisi. La
seconda fase sarà quella con dentro la sostanza.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA