(di Michele Esposito)
Un viaggio lampo dall'altra
parte del mondo, la messa a punto di un delicato sistema di
tutele e vincoli giuridici, l'annuncio da Montevideo, con i
leader latinoamericani al suo fianco: con un vero e proprio
blitz Ursula von der Leyen ha finalizzato gli ultra-ventennali
negoziati tra l'Ue e il Mercosur. La firma dell'accordo pone
fine ad una prima, lunghissima parte di trattative che hanno
attraversato decine di governi su entrambe le sponde
dell'Atlantico, finendo spesso e volentieri ad un punto morto.
Ma con l'arrivo di Donald Trump alla Casa Bianca, per von der
Leyen il tempo dell'attesa doveva finire. "E' una giornata
storica, è un accordo ambizioso e equilibrato", ha esultato la
numero uno di Palazzo Berlaymont.
La conclusione dei negoziati tra Bruxelles e il Mercosur
lancia diversi indizi sul modus operandi di von der Leyen,
destinata a muoversi in maniera ben più decisa di qualche mese
fa. Sull'intesa di associazione Ursula ha mostrato di andare
avanti per la sua strada, nonostante la netta contrarietà
espressa dal presidente Emmanuel Macron. E ribadita oggi da
Parigi: "L'accordo impegna solo la Commissione, non gli Stati
membri", il lapidario commento della ministra dimissionaria al
Commercio Estero Sophie
Primas che ha lasciato prevedere una dura battaglia per la
ratifica. Su cui pesano anche il "no" quasi scolpito di Polonia
e Austria, i forti dubbi dell'Italia, le riserve di Olanda e
Irlanda.
"Abbiamo ascoltato le preoccupazioni degli agricoltori,
l'intesa porta più posti di lavoro e grandi opportunità", ha
sottolineato von der Leyen. L'accordo, certamente, allarga i
tentacoli della politica commerciale europea e punta a creare un
mercato unico da 700 milioni di persone. Il testo, che elimina
le tariffe su oltre il 90% dei beni esportati e importati tra Ue
e Mercosur, prevede il rispetto degli accordi di Parigi sul
clima, un freno di emergenza in caso di eccessivo aumento
dell'import agro-alimentare e una dotazione da 1 miliardo di
euro per compensare eventuali danni alle imprese rurali.
Von der Leyen si è assunta la responsabilità di parafare il
testo sulla base dell'articolo 207 dei Trattati: "La competenza
di negoziare accordi commerciali con i nostri partner è
esclusiva", ha scandito un portavoce dell'esecutivo europeo. Ma
lo scontro con alcune capitali è solo rinviato. Il pallino,
comunque, è in mano a Palazzo Berlaymont, che dovrà decidere le
basi legali per l'approvazione del testo. Per le limature
giuridiche e la traduzione del testo si prevedono 6-8 mesi. Ed è
in questo periodo che la Commissione tratterà con i Paesi
riottosi, mettendo probabilmente in campo alcune compensazioni
parallele. E' probabile, inoltre, che Bruxelles segua una strada
già intrapresa negli accordi con Cile, Canada o Giappone: quella
di optare per un'approvazione provvisoria dell'accordo,
separando, di fatto, la parte commerciale da quella politica. In
questo caso, in seno al Consiglio Ue e prima della ratifica dei
27, per il via libera serve la maggioranza qualificata. Nel caso
sul tavolo approdasse un accordo "misto" allora servirebbe una
unanimità quasi impossibile. Oltre che dal Consiglio Ue l'intesa
va approvata anche dall'Eurocamera dove, avvertono i Verdi, "è
difficile che ci sia una maggioranza".
Ma è con le capitali che, in una congiuntura dove i
movimenti anti-Ue e protezionistici sono in costante ascesa, lo
scontro si farà durissimo. A molti non è sfuggito che, a
dispetto di quanto comunicato in precedenza, von der Leyen non
sarà all'inaugurazione di Notre-Dame a Parigi nelle prossime
ore. E se la Germania - come la Spagna - ha plaudito con forza
l'intesa, il governo di Giorgia Meloni registra sensibilità
diverse. "Non condivido i trionfalismi, servono garanzie su
reciprocità e protezione dei nostri prodotti", ha avvertito il
ministro Francesco Lollobrigida. Ben più aperturista la
posizione del vicepremier Antonio Tajani, mentre la Lega di
Matteo Salvini ha chiuso parlando di "minaccia agli
agricoltori". E le categorie, da Confagricoltura a Confagri fino
a Filiera Italia hanno rimarcato i "danni" e le "paralisi" per
il settore che potrebbe portare l'intesa. Per Assolatte, invece,
l'accordo può valere 245 milioni di euro per il comparto
caseario europeo. Anche perché, in Europa, sono in tanti a
sottolineare i benefici di una firma che, per dirla come la
confederazione delle imprese Ue, rappresenta "un buon inizio"
per la nuova legislatura.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA