(di Michele Esposito)
La Georgia cambi rotta o
l'adesione all'Ue sarà impossibile. All'indomani delle
contestatissime elezioni nel Paese caucasico ma, soprattutto,
della virata autoritaria che il governo di Tbilisi ha imboccato
dalla scorsa primavera, Bruxelles si ritrova costretta a
lanciare un doloroso ultimatum. Nel pacchetto annuale sul
dossier allargamento la Commissione Ue ha messo nero su bianco
che "la linea di condotta intrapresa dal governo mette a
repentaglio il percorso della Georgia verso l'Unione, arrestando
di fatto il processo di adesione". Il problema è che il partito
che ha governato finora, Sogno Georgiano, è destinato a
continuare a farlo con il pieno sostegno di Mosca.
Il dossier Georgia resterà centrale nei prossimi giorni e
sarà tra quelli più caldi della riunione della Comunità Politica
europea, che si terrà il 7 novembre a Budapest alla vigilia del
summit informale dei 27. Quel giovedì i leader europei si
riuniranno a cena per parlare proprio del caso Georgia, oltre
che dell'elefante nella stanza del vertice, le elezioni negli
Usa. I due temi, seppur non in prima battuta, sono collegati.
Perché una vittoria di Donald Trump darebbe inusitato vigore al
principale alleato in Europa del governo filo-russo di Tbilisi:
Viktor Orban, che è anche presidente di turno dell'Ue.
Non a caso le elezioni in Georgia hanno portato all'apice le
tensioni tra Bruxelles e diversi Paesi membri e il governo
ungherese. Budapest è arrivata a convocare l'ambasciatore
svedese dopo che - questa l'accusa del ministro degli Esteri
magiaro Peter Szijjarto - il primo ministro Ulf Kristersson ha
affermato che Orban potrebbe agire nell'interesse di Mosca.
"Parole che vanno oltre i limiti", ha avvertito il governo
ungherese.
La questione georgiana è destinata a non spegnersi anche
perché, nella Repubblica caucasica, è tutt'altro che finita. La
Procura generale ha annunciato di avere aperto un'inchiesta su
possibili frodi nelle elezioni di sabato scorso, andando così
incontro alle opposizioni. Almeno apparentemente, perché
l'iniziativa dei pm, per i migliaia che hanno protestato contro
i presunti brogli, potrebbe trasformarsi in un boomerang. Poche
ore dopo, infatti, la presidente della Repubblica Salomé
Zourabichvili, punto di riferimento dei partiti europeisti, ha
annunciato di aver rifiutato la convocazione della Procura.
"L'ufficio del procuratore sembra aspettarsi che io fornisca
delle prove. In qualsiasi indagine standard, è compito
dell'organo investigativo raccogliere le prove, non il
contrario. Non ho mai visto un'autorità investigativa chiedere a
un presidente prove relative alle elezioni", ha spiegato in una
conferenza stampa. E la presidente non ha nascosto la crescente
tensione che sta vivendo il Paese. "Quello a cui stiamo
assistendo è un tentativo di alimentare la tensione e la paura
tra la frustrazione per i voti rubati. C'è una pressione
psicologica diretta sia a voi che a me. Ma io non ho paura", ha
avvertito Zourabichvili.
Sulla legittimazione o meno del voto l'Ue sta mantenendo una
certa prudenza. "Dobbiamo rimanere calmi e tecnici, ma anche
tenere conto dell'impeto che si è creato ed evitare
dichiarazioni incendiarie", ha spiegato l'Alto Rappresentante Ue
Josep Borrell. Decisivi, per il futuro delle relazioni tra Ue e
Georgia, saranno gli esiti del riconteggio dei voti e il
rapporto degli osservatori internazionali dell'Osce.
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