(di Valentina Brini)
"Putin ci vede deboli,
dimostriamogli che si sbaglia". La nuova chiamata alle armi -
figurate e non - per l'Europa arriva dalla Finlandia che
condivide oltre mille chilometri di confine con la Russia.
L'artefice dell'ingresso di Helsinki nella Nato, l'ex presidente
Sauli Niinisto, non fa sconti al continente: deve "prepararsi
agli scenari peggiori". Risvegliarsi "a una nuova realtà
instabile". Raggruppare forze militari, di intelligence ed
economiche per rispondere a guerre, cambiamento climatico,
pandemie e cyberattacchi. Tutte minacce che, nella diagnosi del
leader nordico, hanno origine da "cause profonde" e rendono
necessario anche un piano shock mai visto dalla Guerra fredda:
gli europei dovrebbero essere addestrati ad un'autosufficienza
di almeno 72 ore in caso di crisi. Le strategie di
sopravvivenza, secondo le sue stime, valgono il 20% del bilancio
Ue e richiedono nuove risorse come bond creati ad hoc. Una
terapia d'urto destinata a sbattere contro il doppio muro di
sovranisti e rigoristi del Nord. E che, sul fronte finanziario,
ha subito ricevuto il niet di Ursula von der Leyen, irremovibile
nella sua contrarietà a un Recovery bis.
Dallo stesso podio da cui a settembre Mario Draghi ha
lanciato il suo ultimatum ad "agire o morire", Niinisto -
incaricato a marzo dalla presidente Ue di redigere le linee
guida per la preparazione militare e civile europea - ha
aggiunto la sua voce a quella dell'ex premier avvertendo che
allo stato attuale i Ventisette "non sono pronti agli scenari
più gravi". L'ordine globale frammentato e le rivalità
strategiche con Stati Uniti e Cina, oltre agli effetti
"dirompenti" dei cambiamenti esterni, hanno ormai "superato la
capacità di muoversi" dell'Europa che, all'orizzonte, vede "gli
effetti pervasivi del cambiamento climatico", una Russia che
potrebbe volere di più dell'Ucraina e "campagne ibride sempre
più sfacciate", segnate da attacchi hacker e sabotaggi.
Nelle 165 pagine del suo report 'Più sicuri insieme', il
76enne ex capo di Stato finlandese evidenzia il ruolo sempre più
determinante del controspionaggio nell'Europa attraversata dai
conflitti e dalle spie. Ma, costretto ad annacquare l'ambizione
di una Cia made in Europe, le sue proposte si fermano alla
necessità di rafforzare la cooperazione degli 007. Sul fronte
militare la leva obbligatoria è suggerita, come anche le
carriere nella forze armate e nella cybersicurezza. La
cooperazione con la Nato, è la raccomandazione, dovrà
"aumentare" al netto delle incognite sollevate dal possibile
ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca.
Nel nome del "bene pubblico della sicurezza", Niinisto
sveste i panni di falco dei conti pubblici chiedendo di fare di
più. Anche con "bond" per "la sicurezza di tutti", sui quali
Bruxelles e la Bei dovrebbero impegnarsi seguendo il modello dei
bond green varati per ripagare il debito del Next Generation Eu.
L'Ue, ha rimarcato il finlandese, deve aumentare la sua spesa
comune per la difesa: l'attuale "volume complessivo dei fondi
europei rispetto ai bilanci nazionali è insufficiente per avere
un impatto reale sul mercato".
Nessuno spiraglio però di nuovo debito comune nella pronta
replica di von der Leyen alla vigilia anche della battaglia sul
nuovo bilancio comunitario 2028-2034: il budget comune, nella
visione della tedesca, è già lì a dare il suo sostegno. Potrà
essere aumentato solo "con contributi nazionali o nuove risorse
proprie" come i proventi delle tasse sulle multinazionali e
della carbon tax alle frontiere, ma "non esistono altri modi".
Riproduzione riservata © Copyright ANSA