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Il figlio di Marco Biagi, 'la mancata scorta è imperdonabile'

Il figlio di Marco Biagi, 'la mancata scorta è imperdonabile'

La sorella: 'Marco è morto per uno Stato che non lo ha protetto'

BOLOGNA, 19 marzo 2025, 20:21

Redazione ANSA

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L'anniversario per la morte di Marco Biagi "è un momento doloroso, ma nel quale si ricorda un fedele servitore dello Stato, com'era mio papà".

Lo ha detto Lorenzo Biagi, uno dei due figli del professore di diritto del lavoro ucciso dalle nuove Brigate rosse 23 anni fa, il 19 marzo 2002, sotto casa sua a Bologna, nel corso della commemorazione del padre nel luogo dell'omicidio.

Insieme a lui, la madre, il fratello Francesco e la vicesindaca, Emily Clancy. Presenti anche la sorella del professore, Francesca Biagi con il figlio, il consigliere comunale della Lega, Giulio Venturi.
    Lorenzo Biagi non prova "desiderio di vendetta, che è proprio una parola che non esiste nel mio vocabolario, nei confronti degli assassini di mio babbo", ma "neanche odio per coloro che non hanno voluto dargli la scorta". "Ricordo ovviamente tutti gli anni, soprattutto ai vertici dello Stato che quando mio padre chiedeva in continuazione la scorta - aggiunge il figlio minore del giuslavorista - gli fu detto che non esisteva il pericolo delle Brigate rosse e questo è imperdonabile, davvero imperdonabile, perché mio padre non me lo potrà più ridare nessuno e come ho detto tante volte in questi anni sarebbe bastata una semplice scorta e mio padre sarebbe ancora qui tra noi". L'eredità di Biagi "è ancora viva, più che mai. In tutti questi 23 anni - sottolinea Lorenzo Biagi - si sono succedute tante leggi sul mercato del lavoro che in parte hanno ripreso poi la legge Biagi, soprattutto il Libro bianco che aveva finito di scrivere nel 2001. E anche questo ovviamente mi fa molto piacere perché molti degli aspetti cruciali di queste leggi sul lavoro hanno preso spunto dalla legge Biagi del 2003".
    "Mio fratello Marco è ancora vivo - dice la sorella Francesca - e non bisogna dimenticare che ha dato la vita per uno Stato che non ha saputo proteggerlo".
    La cerimonia in piazzetta Biagi e la successiva biciclettata dalla stazione alla casa del giuslavorista compongono ormai "un rito solenne della nostra città", spiega la vice sindaca Clancy e sono "due modi molto importanti di tenere vivo il ricordo". Il sindaco Matteo Lepore quest'anno non ha potuto partecipare alla cerimonia perché impegnato in una missione all'estero.
   

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