"Giuseppe Dozza è una figura quasi
da film, soprattutto se osserviamo il suo periodo pre-sindaco.
Un uomo non intellettuale che ha saputo però circondarsi di
persone con le quali ha ricostruito la città di Bologna". Matteo
Lepore descrive così il suo predecessore Giuseppe Dozza
(1901-1974), primo sindaco comunista di Bologna dal 1945 al
1966, antifascista, partigiano e membro dell'Assemblea
Costituente, del quale il 28 dicembre ricorre il cinquantenario
della morte.
Parte dell'archivio di Giuseppe Dozza costituisce una mostra
alla Biblioteca Comunale dell'Archiginnasio, visitabile da oggi
all'1 marzo 2025, organizzata dalla Fondazione Gramsci
Emilia-Romagna (che custodisce l'archivio completo) in
collaborazione con l'Archiginnasio stesso, il patrocinio del
Comune di Bologna e il contributo della Regione Emilia-Romagna.
Nell'esposizione, "Giuseppe Dozza. L'archivio in mostra", si
possono ascoltare anche alcune lettere interpretate da Lino
Guanciale.
Nato a Bologna il 29 novembre 1901, Giuseppe Dozza è stato
tra i fondatori del Partito comunista d'Italia a Livorno nel
1921. Perseguitato dal fascismo, visse tra la Francia e l'Unione
Sovietica fino al 1943, anno in cui tornò in Italia figurando
tra i principali organizzatori della Resistenza in
Emilia-Romagna. Nominato sindaco di Bologna dal Comitato di
Liberazione Nazionale al termine della guerra, e riconfermato
dal voto popolare nelle elezioni del 1946, ricoprì la carica
ininterrottamente fino al 1966. La ricostruzione della città
dalle macerie fisiche e sociali del conflitto fu il primo grande
impegno del neosindaco (primo comunista ad andare negli Usa), in
seguito artefice dello sviluppo dei servizi per la cittadinanza
(dalla rete degli asili comunali all'investimento sul trasporto
pubblico, alla costruzione del palazzo dello sport).
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